MILANO, 13 febbraio 2012 - Saranno i bioritmi. Omagari il clima. O forse sarà semplicemente che Mirko Vucinic è fatto così: talentuoso, un po’ svagato, a volte poco cattivo, di sicuro elegante, quando vuole decisivo. E solitamente lo vuole nella seconda parte della stagione. Lo racconta la sua storia: Mirko parte piano, ma poi accelera e non si ferma più. Dei suoi 78 gol in serie A ne ha segnati 22 prima di San Silvestro e 56 (il 72%) da gennaio in avanti. Se si stringe la ricerca alle reti realizzate da febbraio in poi bisogna togliere i 9 gol di gennaio per trovare comunque un dato molto interessante: 45 centri nel momento decisivo della stagione.
A quota tre. Nel 2009-10, l’anno in cui la Roma sfiorò lo scudetto e per alcuni minuti nell’ultima giornata fu virtualmente campione prima del gol decisivo di Milito a Siena, Vucinic realizzò 11 gol su 14 da gennaio in avanti. Adesso Antonio Conte spera che il montenegrino faccia qualcosa di simile: potrebbe essere la svolta nella volata-scudetto della Juve. In effetti finora Mirko ha segnato poco: tre gol, tutti decisivi, che hanno fruttato due pareggi (casalinghi contro Bologna e Cagliari) e una vittoria (a San Siro con l’Inter). E’ stato prezioso con alcuni assist e con la costante partecipazione alle azioni offensive della Juve, ma è chiaro che da lui ci si aspetta di più. Ci sono partite intere in cui Mirko corre, si sbatte, dialoga, triangola, passa, dribbla, ispira. Manon tira. E un attaccante deve tirare.
Il lavoro di Eto’o. Se lo fa meno di quanto dovrebbe, probabilmente la colpa è anche dei suoi compiti tattici. Colpa si fa per dire, perché a ben guardare potrebbe essere un merito. Da quando è arrivato alla Juve Vucinic ha messo da parte ogni egoismo e ha seguito alla lettera le indicazioni di Conte. Che gli chiede di fare per lui quello che Eto’o fece per Mourinho, ovviamente con le sue caratteristiche. Nel 2009-10 Mourinho ottenne dal camerunese un duplice lavoro sulla sinistra: copertura e ripartenze, recuperi e discese. Naturalmente Eto’o segnò molto meno di Milito (22 a 12 in campionato, 30 a 16 in assoluto, sempre per l’argentino), ma fu altrettanto importante. Addirittura indispensabile dal punto di vista tattico. In estate Conte aveva fortemente voluto Vucinic perché secondo il tecnico della Juve è uno dei più forti attaccanti del mondo. Mirko ha sentito la fiducia di Conte e si è allenato con dedizione assoluta dimostrando di meritare la considerazione dell’allenatore e di poter davvero svolgere il doppio ruolo. Vucinic è talmente importante che senza di lui Conte cambia modulo passando dal 4-3-3 al 3-5-2. Però adesso servono i gol. Perché sono i gol a decidere lo scudetto.
GdS