From La Stampa:
LA STANZA IN OSPEDALE L’EX CALCIATORE E’ ANCORA INTUBATO
Pessotto: sul letto i disegni delle figlie e una sciarpa della squadra
TORINO. I raggi di Federica e Benedetta illuminano gli occhi finalmente aperti di papà, che non è più completamente steso nel suo letto di Rianimazione alle Molinette. I medici gli hanno alzato un po’ lo schienale, ora che è lui a dare il ritmo al respiratore e alla vita. Così Gianluca può vedere in ogni momento i disegni delle figlie appesi uno accanto all’altro alla parete di fronte, quei due soli dai raggi tanto lunghi, e lui steso con loro su una sedia a sdraio in spiaggia anziché da solo in un letto d’ospedale: «Ti voglio tanto bene, papà». L’affetto più grande, accanto a quello degli amici che in Germania hanno dedicato a lui la vittoria contro l’Ucraina, e dei tifosi. Vicino ai disegni i medici hanno appeso la sciarpa bianconera portata in ospedale dai Drughi, e, sotto, ingrandita, la foto scaricata da Internet del tricolore tenuto da Gianluca Zambrotta e Fabio Cannavaro: «Pessottino siamo con te».
Si può ricominciare a vivere sentendo l’amore che arriva da oltre questa stanzetta dalle pareti e dalla temperatura così fredda. Si può ricominciare dai colori dei disegni di Federica e Benedetta, da quelli della nostra bandiera, e da una sciarpa a righe contro una parete bianchissima.
Gianluca ha aperto gli occhi. Non significa che sia fuori pericolo, ma ha segnato probabilmente il gol partita a pochi minuti dalla fine. Non è più in coma farmacologico. Si è svegliato, a volte si riassopisce, ma si riprende appena i medici e gli infermieri lo chiamano: «Gianluca...». Giornate ancora scandite dai bip del monitor alla destra del letto, e a sinistra dal soffio del respiratore che fino a ieri gli ha fatto da polmone. Sopra la testiera la schiera di siringhe che, elettricamente, infondono di continuo oppiacei, sostanze indispensabili per non sentire un dolore insopportabile.
«Come stai?», domanda Reana, che ha le lacrime agli occhi, ma adesso spera. «Non devi muoverti». Attorno c’è il groviglio di tubi delle flebo e dei sensori dei monitor che lei ha ormai imparato a dribblare. Gianluca tiene le mani incrociate sul lenzuolo che i medici non tolgono mai quando entra qualcuno, perché sul corpo ci sono i segni terribili del volo da 15 metri: i lividi, il gonfiore, e il fissatore esterno che gli tiene unito il bacino e provoca smorfie di sofferenza.
Gianluca non parla. Non può, finché avrà il tubo in gola. Ma è lucido, capisce e si fa capire. Quando il primario di Rianimazione, Pier Paolo Donadio, gli spiega che fuori dalla stanza c’è qualcuno che vorrebbe vederlo, lui fa «sì» o «no» con la mano. E con le dita unite chiede cos’è quel tubo in gola. Adesso prende la mano di lei, della moglie che ha spiegato a Federica e a Benedetta che papà ha avuto un incidente in Germania, troppo lontano per andarlo a trovare, ma presto tornerà a casa.
Le visite sono concesse ma pochi minuti a testa. L’ordine vale per tutti. Gianluca è ancora così debole. Devono essere brevi, e i fiori stanno fuori, li porta a casa ogni sera Reana.
«Hai caldo?», chiede lei. «Hai sete?». Forse vorrebbe domandare altro: «Perché?». Forse vorrebbe sapere altro, o stringerlo a sé, ma non può con tutti quei tubicini. I medici hanno spiegato a Gianluca che è lì dopo un incidente, e nessun dettaglio in più. Lui ha fatto «sì». Che cosa ricorda? «Non saremo noi a spiegargli cosa è successo». Chissà se ha già memoria. «E’ un problema che affronteremo poi». Papà Remigio è seduto in una stanzetta del reparto, oltre il corridoio e la vetrata dalla quale si vede la stanza di Gianluca. Ha un grazie per chiunque si avvicini a suo figlio, gli cambi una flebo, controlli il monitor, risitemi il lenzuolo, faccia anche solo un sorriso. In reparto è entrato anche il padre di Reana, e ieri mattina è arrivato Attilio Lombardo, compagno di Pessotto in bianconero. Gianluca ha detto sì, fatelo entrare. Lo guarda, tenta un sorriso, poi indica con un dito i disegni di Federica e Benedetta.
IL QUADRO CLINICO E’ ANCORA IN PROGNOSI RISERVATA, MA NON CI SONO COMPLICAZIONI
Pessotto: parla a gesti
I medici: ora vuole vivere
La moglie: ha un bell’aspetto, presto gli porterò le bambine
TORINO. Due a zero per Gianluca Pessotto contro il rischio di morire. Non solo riconosce e dialoga a gesti con le persone intorno a lui, ma a tratti riesce anche a respirare da solo. È sempre attaccato al respiratore artificiale, è sempre in prognosi riservata, ma in alcuni momenti resiste anche senza ventilazione meccanica. E soprattutto tra lui e il mondo non c’è più la barriera dell’incomunicabilità.
La sorpresa più bella però, è che Gianluca ha voglia di vivere. Nonostante quel gesto disperato di martedì scorso per cercare di farla finita, adesso fa di tutto per guarire. «È molto collaborativo con noi» spiega il primario della Rianimazione delle Molinette Pierpaolo Donadio. Mai il gesto di strapparsi i tanti tubi che lo tengono in vita, mai il rifiuto ad obbedire ai medici. Anzi, sta facendo di tutto per dimostrare che si è pentito di quel volo dal tetto della Juventus. Se tutto va bene, se non sorgeranno complicazioni a causa di infezioni ai reni e ai polmoni, domani o mercoledì potrebbe finalmente essere liberato dal tubo del respiratore che gli impedisce di parlare. Ma anche ora si da fare. E dimostra, ancora una volta, di essere l’uomo sensibile e pacato che definiscono amici e parenti.
«Quando gli chiedo se sta male, oscilla la mano come dire “così così” - racconta la moglie, Reana -. In viso ha un bellissimo aspetto: gli fanno la barba, gli lavano i denti e in più gli fanno il bagno a letto tutti i giorni. Come succede agli altri pazienti. La trovo una cosa straordinaria, prendersi cura di lui in quel modo. Appena gli tolgono i tubi e lo staccano dal respiratore porterò qui le nostre bambine. Federica e Benedetta vedranno il loro papà bello come sempre: sul volto ha solo un piccolo livido accanto all’occhi sinistro. Non c’è pericolo che rimangano impressionate». Un’altra persona, tra le tante che ogni giorno alle Molinette, a trascorrere molto tempo con il difensore juventino è l’ex compagno di squadra, Pablo Montero.
«Ogni volta che gli chiediamo se vuole vederlo, Pessotto risponde di sì con la testa» conferma il dottor Donadio. Arrivato appositamente dall’Uruguay per stare accanto all’amico, Montero gli parla a lungo. Delle partite giocate insieme, della sua decisione di lasciare l’Italia per l’Uruguay, delle discussioni avute in passato. «Solo da lui accettavo i rimproveri - ricorda Montero -, siamo molto legati. Resto a Torino fino a quando non sono sicuro che si è ripreso davvero. Per ora sono contento perché quando gli parlo, lui mi risponde a gesti».
Per la maggior parte del tempo Gianluca sonnecchia, ma quando è sveglio l’interazione con l’ambiente è buona. «Le complicanze sono ancora possibili, perché c’è una casistica infinita - precisa il responsabile del risk management delle Molinette, Marco Rapellino - considerato che con il passare dei giorni esse non sopravvengono, possiamo tranquillamente parlare di discreto ottimismo». L’esito positivo del graduale «svezzamento» dal ventilatore meccanico sorprende positivamente i sanitari. Le ottime condizioni atletiche del giocatore hanno probabilmente contribuito ad annoverarlo nel 10% dei pazienti che reagiscono bene alle terapie.
Ieri mattina è passato a visitarlo l’arcivescovo di Loreto, di passaggio in Piemonte per recarsi in Valle d’Aosta, «Mio marito è molto religioso, ha molto apprezzato la sua presenza» dice Reana Pessotto. Tra oggi e domani dovrebbe arrivare dal Friuli la mamma del calciatore bianconero, Rina. «Non sta tanto bene, non avrebbe retto di vedere mio fratello in coma farmacologico - dice Vanni Pessotto - ma ora il peggio sembra passato».
To light Gianluca's room there are the drawings of his daughters, a Juve's scarf and the "Pessottino siamo con te" picture. He spends most of his time sleeping and when he's not and there is someone who wants to see him, he communicates with his hands whether he wants them in or not. When it's Montero, he always gestures that he wants him in. Apparentely as soon as someone new enters he indicates the drawings hanging on the wall, that say "daddy we love you".
He asked what that tube (ventilator) in his mouth was. They told Gianluca that he's there because of an accident and he nodded. No one knows he if remembers what really happened. Sure is that he's totally collaborative and is doing the little he can do to recover, he never attempted to take off the tubes that keep him alive.
Yesterday the archibishop of Loreto went to visit him and Gianluca appreciated it a lot, since he's very religious.
Anyway Gianluca is still not out of danger, but his athletic body is helping him to be in that 10% of cases that react well to the therapies.
LA STANZA IN OSPEDALE L’EX CALCIATORE E’ ANCORA INTUBATO
Pessotto: sul letto i disegni delle figlie e una sciarpa della squadra
TORINO. I raggi di Federica e Benedetta illuminano gli occhi finalmente aperti di papà, che non è più completamente steso nel suo letto di Rianimazione alle Molinette. I medici gli hanno alzato un po’ lo schienale, ora che è lui a dare il ritmo al respiratore e alla vita. Così Gianluca può vedere in ogni momento i disegni delle figlie appesi uno accanto all’altro alla parete di fronte, quei due soli dai raggi tanto lunghi, e lui steso con loro su una sedia a sdraio in spiaggia anziché da solo in un letto d’ospedale: «Ti voglio tanto bene, papà». L’affetto più grande, accanto a quello degli amici che in Germania hanno dedicato a lui la vittoria contro l’Ucraina, e dei tifosi. Vicino ai disegni i medici hanno appeso la sciarpa bianconera portata in ospedale dai Drughi, e, sotto, ingrandita, la foto scaricata da Internet del tricolore tenuto da Gianluca Zambrotta e Fabio Cannavaro: «Pessottino siamo con te».
Si può ricominciare a vivere sentendo l’amore che arriva da oltre questa stanzetta dalle pareti e dalla temperatura così fredda. Si può ricominciare dai colori dei disegni di Federica e Benedetta, da quelli della nostra bandiera, e da una sciarpa a righe contro una parete bianchissima.
Gianluca ha aperto gli occhi. Non significa che sia fuori pericolo, ma ha segnato probabilmente il gol partita a pochi minuti dalla fine. Non è più in coma farmacologico. Si è svegliato, a volte si riassopisce, ma si riprende appena i medici e gli infermieri lo chiamano: «Gianluca...». Giornate ancora scandite dai bip del monitor alla destra del letto, e a sinistra dal soffio del respiratore che fino a ieri gli ha fatto da polmone. Sopra la testiera la schiera di siringhe che, elettricamente, infondono di continuo oppiacei, sostanze indispensabili per non sentire un dolore insopportabile.
«Come stai?», domanda Reana, che ha le lacrime agli occhi, ma adesso spera. «Non devi muoverti». Attorno c’è il groviglio di tubi delle flebo e dei sensori dei monitor che lei ha ormai imparato a dribblare. Gianluca tiene le mani incrociate sul lenzuolo che i medici non tolgono mai quando entra qualcuno, perché sul corpo ci sono i segni terribili del volo da 15 metri: i lividi, il gonfiore, e il fissatore esterno che gli tiene unito il bacino e provoca smorfie di sofferenza.
Gianluca non parla. Non può, finché avrà il tubo in gola. Ma è lucido, capisce e si fa capire. Quando il primario di Rianimazione, Pier Paolo Donadio, gli spiega che fuori dalla stanza c’è qualcuno che vorrebbe vederlo, lui fa «sì» o «no» con la mano. E con le dita unite chiede cos’è quel tubo in gola. Adesso prende la mano di lei, della moglie che ha spiegato a Federica e a Benedetta che papà ha avuto un incidente in Germania, troppo lontano per andarlo a trovare, ma presto tornerà a casa.
Le visite sono concesse ma pochi minuti a testa. L’ordine vale per tutti. Gianluca è ancora così debole. Devono essere brevi, e i fiori stanno fuori, li porta a casa ogni sera Reana.
«Hai caldo?», chiede lei. «Hai sete?». Forse vorrebbe domandare altro: «Perché?». Forse vorrebbe sapere altro, o stringerlo a sé, ma non può con tutti quei tubicini. I medici hanno spiegato a Gianluca che è lì dopo un incidente, e nessun dettaglio in più. Lui ha fatto «sì». Che cosa ricorda? «Non saremo noi a spiegargli cosa è successo». Chissà se ha già memoria. «E’ un problema che affronteremo poi». Papà Remigio è seduto in una stanzetta del reparto, oltre il corridoio e la vetrata dalla quale si vede la stanza di Gianluca. Ha un grazie per chiunque si avvicini a suo figlio, gli cambi una flebo, controlli il monitor, risitemi il lenzuolo, faccia anche solo un sorriso. In reparto è entrato anche il padre di Reana, e ieri mattina è arrivato Attilio Lombardo, compagno di Pessotto in bianconero. Gianluca ha detto sì, fatelo entrare. Lo guarda, tenta un sorriso, poi indica con un dito i disegni di Federica e Benedetta.
IL QUADRO CLINICO E’ ANCORA IN PROGNOSI RISERVATA, MA NON CI SONO COMPLICAZIONI
Pessotto: parla a gesti
I medici: ora vuole vivere
La moglie: ha un bell’aspetto, presto gli porterò le bambine
TORINO. Due a zero per Gianluca Pessotto contro il rischio di morire. Non solo riconosce e dialoga a gesti con le persone intorno a lui, ma a tratti riesce anche a respirare da solo. È sempre attaccato al respiratore artificiale, è sempre in prognosi riservata, ma in alcuni momenti resiste anche senza ventilazione meccanica. E soprattutto tra lui e il mondo non c’è più la barriera dell’incomunicabilità.
La sorpresa più bella però, è che Gianluca ha voglia di vivere. Nonostante quel gesto disperato di martedì scorso per cercare di farla finita, adesso fa di tutto per guarire. «È molto collaborativo con noi» spiega il primario della Rianimazione delle Molinette Pierpaolo Donadio. Mai il gesto di strapparsi i tanti tubi che lo tengono in vita, mai il rifiuto ad obbedire ai medici. Anzi, sta facendo di tutto per dimostrare che si è pentito di quel volo dal tetto della Juventus. Se tutto va bene, se non sorgeranno complicazioni a causa di infezioni ai reni e ai polmoni, domani o mercoledì potrebbe finalmente essere liberato dal tubo del respiratore che gli impedisce di parlare. Ma anche ora si da fare. E dimostra, ancora una volta, di essere l’uomo sensibile e pacato che definiscono amici e parenti.
«Quando gli chiedo se sta male, oscilla la mano come dire “così così” - racconta la moglie, Reana -. In viso ha un bellissimo aspetto: gli fanno la barba, gli lavano i denti e in più gli fanno il bagno a letto tutti i giorni. Come succede agli altri pazienti. La trovo una cosa straordinaria, prendersi cura di lui in quel modo. Appena gli tolgono i tubi e lo staccano dal respiratore porterò qui le nostre bambine. Federica e Benedetta vedranno il loro papà bello come sempre: sul volto ha solo un piccolo livido accanto all’occhi sinistro. Non c’è pericolo che rimangano impressionate». Un’altra persona, tra le tante che ogni giorno alle Molinette, a trascorrere molto tempo con il difensore juventino è l’ex compagno di squadra, Pablo Montero.
«Ogni volta che gli chiediamo se vuole vederlo, Pessotto risponde di sì con la testa» conferma il dottor Donadio. Arrivato appositamente dall’Uruguay per stare accanto all’amico, Montero gli parla a lungo. Delle partite giocate insieme, della sua decisione di lasciare l’Italia per l’Uruguay, delle discussioni avute in passato. «Solo da lui accettavo i rimproveri - ricorda Montero -, siamo molto legati. Resto a Torino fino a quando non sono sicuro che si è ripreso davvero. Per ora sono contento perché quando gli parlo, lui mi risponde a gesti».
Per la maggior parte del tempo Gianluca sonnecchia, ma quando è sveglio l’interazione con l’ambiente è buona. «Le complicanze sono ancora possibili, perché c’è una casistica infinita - precisa il responsabile del risk management delle Molinette, Marco Rapellino - considerato che con il passare dei giorni esse non sopravvengono, possiamo tranquillamente parlare di discreto ottimismo». L’esito positivo del graduale «svezzamento» dal ventilatore meccanico sorprende positivamente i sanitari. Le ottime condizioni atletiche del giocatore hanno probabilmente contribuito ad annoverarlo nel 10% dei pazienti che reagiscono bene alle terapie.
Ieri mattina è passato a visitarlo l’arcivescovo di Loreto, di passaggio in Piemonte per recarsi in Valle d’Aosta, «Mio marito è molto religioso, ha molto apprezzato la sua presenza» dice Reana Pessotto. Tra oggi e domani dovrebbe arrivare dal Friuli la mamma del calciatore bianconero, Rina. «Non sta tanto bene, non avrebbe retto di vedere mio fratello in coma farmacologico - dice Vanni Pessotto - ma ora il peggio sembra passato».
To light Gianluca's room there are the drawings of his daughters, a Juve's scarf and the "Pessottino siamo con te" picture. He spends most of his time sleeping and when he's not and there is someone who wants to see him, he communicates with his hands whether he wants them in or not. When it's Montero, he always gestures that he wants him in. Apparentely as soon as someone new enters he indicates the drawings hanging on the wall, that say "daddy we love you".
He asked what that tube (ventilator) in his mouth was. They told Gianluca that he's there because of an accident and he nodded. No one knows he if remembers what really happened. Sure is that he's totally collaborative and is doing the little he can do to recover, he never attempted to take off the tubes that keep him alive.
Yesterday the archibishop of Loreto went to visit him and Gianluca appreciated it a lot, since he's very religious.
Anyway Gianluca is still not out of danger, but his athletic body is helping him to be in that 10% of cases that react well to the therapies.
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