Giornalista milanista.
Siamo un paese fatto così. Da una settimana gli italiani hanno la prova
mediatica che la Juventus compra gli arbitri. Ma questa "prova" arriva
da una richiesta di archiviazione che, al contrario e senza alcun
dubbio, prova come la Juventus non abbia comprato gli arbitri. Buffo,
no? La richiesta di archiviazione non è stata scritta da un magistrato
del porto delle nebbie né da un amichetto del quartierino né da un
ipergarantista, ma da quel Marcello Maddalena che in un libro-intervista
a Marco Travaglio disse che "quello immediatamente successivo
all'arresto è un 'momento magico'?" (pagina 27, righe 24 e 25).
Le intercettazioni che in questi giorni abbiamo letto sui giornali sono
allegate al documento depositato da Maddalena che chiede al Tribunale di
chiudere la pratica perché si tratta di una "indagine indubbiamente
destinata a durare per anni e a riempire in eterno le pagine dei
giornali e le trasmissione radiotelevisive ma per il cui avvio, lo si
ripete, non è rimasto, allo stato (dopo tutti gli accertamenti che sono
stati effettuati), neppure uno straccio di 'notizia' che lo consenta".
Avete letto bene, anche se in tv e sui giornali non viene ricordato: il
magistrato ha scritto che dopo tutti gli accertamenti non esiste
"neppure uno straccio di notizia" che consenta di continuare l'indagine.
In un paese normale ci sarebbero state le scuse pubbliche alla Juventus
e soltanto, ripeto: soltanto, un severo giudizio etico e disciplinare
nei confronti del designatore degli arbitri e del direttore di una
società sportiva colti a intrattenere rapporti troppo stretti. Le
inchieste di Roma e Napoli riguardano altro, a quanto se ne sa: la
gestione di calciatori, non di arbitri.
Dai processi si può uscire soltanto in due modi, o da innocenti o da
colpevoli. Moggi, Giraudo e il designatore degli arbitri ne sono usciti
da innocenti, sia in punta di diritto sia in punta di fatto. Per la
precisione, nel processo non ci sono nemmeno entrati perché la stessa
procura della Repubblica che ha ipotizzato nei loro confronti prima il
reato di associazione a delinquere, poi di corruzione e infine di frode
sportiva ? e per questo li ha iscritti nel registro degli indagati ? ha
deciso che gli elementi raccolti, vale a dire le telefonate che abbiamo
letto sui giornali, non solo non erano sufficienti a sostenere l'ipotesi
accusatoria in un processo, ma non bastavano nemmeno a far continuare le
indagini né per il reato di associazione, né per il reato di corruzione
né per il reato di frode sportiva. Addirittura, ha scritto il pm
Maddalena, "in ordine a eventuali designazioni di arbitri finalizzate a
favorire la Juventus, dalla oggettiva analisi della documentazione non
solo non si trae conferma alla iniziale ipotesi investigativa, ma al
contrario si traggono elementi probatori di segno opposto, indicativi
della assenza di irregolarità e di forme più o meno mascherate di
designazioni arbitrali pilotate da parte del Pairetto". Di nuovo, ci
sarebbe da chiedere scusa alla Juventus. Invece, con la stessa foga dei
bei tempi di Mani Pulite, si usano intercettazioni giudicate dai
magistrati "elementi probatori di segno opposto" e "indicativi della
assenza di irregolarità e di forme più o meno mascherate di designazioni
arbitrali pilotate" per condannare in diretta televisiva e sui soliti
giornali mozzorecchi chi nelle aule giudiziarie è risultato senza alcun
dubbio innocente. Al carnevale giustizialista partecipa il solito Marco
Travaglio, per l'occasione riesumato da Repubblica, il vice Torquemada
della Gazzetta dello Sport e un paio di ridicoli deputati che, in quanto
interisti o romanisti, si sono presi una licenza dalla loro presunta
fede garantista nei confronti di Craxi e Berlusconi.
Ripeto: fatto salvo il tono delle telefonate, il linguaggio da bar dello
sport e la millanteria dei protagonisti l'unica cosa che emerge dalle
intercettazioni è l'inelegante intimità di rapporti tra uno dei due
designatori e Moggi. La richiesta di avere taluni arbitri alle partite
amichevoli, che peraltro dalle intercettazioni risulta avvenire dopo la
designazione, è consentita ed è legittima visto che le amichevoli sono
partite organizzate dalle società e non dalla federazione (parole sempre
del pm). Quanto alla partita di Champions League, dalle intercettazioni
viene fuori che Moggi avrebbe preferito un arbitro diverso da quello poi
effettivamente designato. E il magistrato spiega che in generale "pare
alquanto limitata la possibilità di Pairetto di pilotare le designazioni
arbitrali", mentre nel caso specifico "emerge come per tale partita la
designazione dell'arbitro non sia stata affatto pilotata dal Pairetto".
Un'altra intercettazione riguarda una Maserati sollecitata da Moggi a
casa Agnelli. A leggere i giornali e ascoltare la tv sembra che Moggi
abbia regalato una macchina costosa a Pairetto. Ecco che cosa scrive
Maddalena: "L'ipotesi accusatoria? non ha trovato alcun riscontro, non
potendosi ritenere tale il presunto intervento da parte di Moggi per
anticipare la consegna di una autovettura Maserati destinata a
conoscenti di Pairetto (autovettura regolarmente pagata dagli
acquirenti)". Leggete qui: "L'interessamento richiesto a Moggi non
riguarda la consegna a titolo gratuito dell'auto e nemmeno la
concessione di sconti, bensì il fatto che i tempi ordinari di consegna
dell'auto sono molto lunghi, circa un anno di attesa".
Le parole del pm Maddalena, di nuovo, sono definitive: "In tutta
l'imponente massa delle conversazioni intercettate emerge in verità un
atteggiamento integrante una sorta di 'presunzione' o 'complesso di
superiorità' che potrebbe suonare così: 'noi siamo i più bravi, i più
forti, i più belli, i più tutto: ergo, non abbiamo bisogno di arbitri
compiacenti o di favori, ma solo di arbitri bravi, onesti e corretti,
che arbitrino secondo le regole? E così vinceremo'. Ed in effetti tutte
le osservazioni, i commenti, le indicazioni (per le partite amichevoli),
i suggerimenti riguardanti gli arbitri sembrano porsi sempre nell'ottica
della ricerca dell'arbitro migliore per le partite della Juve,
dell'arbitro cioè che meglio garantisca il regolare andamento ed il
regolare esito della competizione sportiva".
Le intercettazioni si sono protratte fino a comprendere le prime quattro
giornate di campionato. Scrive il pm: "Per tre di queste partite non
sono state registrate conversazioni utili tra gli indagati, nel senso
che gli arbitraggi di tali gare non sono stati oggetto di particolari
commenti e valutazioni". Si è parlato, invece, di Samp-Juve, finita 0-3.
E qui c'è una delle più incredibili mistificazioni giornalistiche degli
ultimi anni. I giornali legano a quella partita una telefonata a
Pairetto da parte dell'arbitro Dondarini (quella dei "cinquanta occhi
che guardano"). La richiesta di archiviazione invece dice chiaramente ed
esplicitamente l'opposto: i due non parlavano di Juventus, ma
dell'inserimento di Dondarini nella lista degli arbitri internazionali
nelle liste Uefa. L'arbitro sarebbe stato sotto i riflettori dell'Uefa,
non di Moggi. Leggete che cosa ha scritto il magistrato: "E quindi si
tratta di conversazione assolutamente? innocua (anche nell'ottica della
peggior cultura del sospetto) perché di Samp-Juve non si parla proprio
e, men che meno, si parla o si accenna a un arbitraggio di favore per la
Juventus".
Infine, ha scritto il procuratore Maddalena: "Ferme restando tutte le
perplessità che suscita l'eccessiva contiguità tra il designatore
arbitrale Pairetto ed i dirigenti della Juventus, rimane la
considerazione ? obbiettiva ? che di quattro partite di campionato
giocate ad intercettazioni in corso, e quindi possibili oggetti di frode
sportiva, su tre non si sono registrati commenti di alcun genere idonei
a supportare l'ipotesi di reato, e su una ? appunto Sampdoria-Juventus ?
sono state invece registrate significative conversazioni tra tutti i
protagonisti della ipotizzata possibile frode, ma da esse non solo non
si traggono riscontri alla ipotesi investigativa, bensì piuttosto
elementi di prova di segno contrario". Né associazione a delinquere, né
corruzione né frode sportiva, "piuttosto elementi di prova di segno
contrario". Moggi sarà impresentabile, ma se al Quirinale ci fosse uno
come D'Alema, uno che la gogna delle intercettazioni sa che cosa sia,
tutto ciò, diciamo, non accadrebbe.
Christian Rocca
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