«Da quando sono in Italia - raccontò una volta David Trezeguet - ho imparato che bisogna riflettere molto, prima di parlare». Ha fatto così anche stavolta, nonostante lo stupore, e la delusione, per la mancata convocazione della Nazionale francese fosse una botta improvvisa. Ci ha pensato due giorni poi, ieri, ha aperto le virgolette, spazzando via le ipocrisie, come al solito. «Con Raymond Domenech - ha detto l’attaccante della Juve, riferendosi al commissario tecnico dei «Blues» - non c’è stato alcun accordo per la mancata convocazione. Non abbiamo avuto un colloquio. Nessuna telefonata».
Più che arrabbiato, Trezeguet è stupito, deluso: sa bene che sulla decisione di Domenech ha pesato la serie B della Juve, così come ha influito sulle ambizioni degli altri bianconeri francesi, Zebina e Boumsong. Che non sarebbe andato in Nazionale, David l’ha saputo solo giovedì pomeriggio, il giorno in cui è uscita la lista delle convocazioni per la partita di qualificazione agli Europei del 2008 contro la Lituania e per l’amichevole contro l’Austria. Si è trovato un messaggio in segreteria, nel quale Domenech gli annunciava che non lo avrebbe chiamato: meglio, prima, si dedicasse alla Juve, per tornare ai massimi livelli. Quelle parole sono stato l’unico contatto. Lo stesso giorno, invece, è uscita una ricostruzione che citava una telefonata fra il giocatore e il tecnico, e relativo accordo. «Non è così», ha chiarito Trezeguet, che pure, come dieci anni fa, quando esordì con la Francia, ci tiene parecchio a giocare con la maglia della Nazionale: «Certo che spero di giocare gli Europei del 2008, ma se sono penalizzato rispetto ad altri perché la Juve gioca in B, dovrò puntare tutto sul prossimo anno». Probabile, visto che sull’Equipe, Domenech aveva così motivato l’esclusione del centravanti bianconero: «David sta attraversando un periodo un po’ difficile, voglio lasciargli il tempo e risparmiarlo per far sì che ritrovi la serie A con il suo club. A quel punto sarà più sereno e di nuovo al massimo». Se la strada del ragionamento è questa, Trezeguet fa un po’ fatica a camminarci sopra: «Penso di meritarmi rispetto - ha aggiunto con tono pacato - così come lo meritano i miei compagni e la Juve». Se poi quest'amarezza finirà sulla bilancia delle decisioni, a fine anno, si vedrà. Certo non aiuta a solleva l’umore stagionale.
Le spiegazioni di Domenech non sono piaciute molto neppure al club e per capirlo bastano le parole del numero 17: «Anche in B penso che la Juve resti una grande squadra. Siamo primi in classifica e più di così non so cosa potremmo fare». L’esclusione fa male pure perché, finora, Domenech aveva detto di non badare alla categoria attraversata da Trezeguet: non a caso, il giocatore bianconero aveva giocato da titolare l’amichevole con l’Argentina del 7 febbraio scorso (72 minuti in campo) e la partita di qualificazione agli Europei a Glasgow, contro la Scozia (62’). Contro le isole Far Oer, l’11 ottobre, era entrato nel finale, ma in 29’ aveva segnato una doppietta. «Sembra che il ct abbia cambiato idea».
Dando un’occhiata all’ultima lista, poi, viene da chiedersi quando mai l’attaccante potrà ritornare. Domenech, infatti, ha dovuto rinunciare a Thierry Henry e Louis Saha, solitamente i titolari, infortunati entrambi. Per la prima volta è spuntato il nome di Frederic Piquionne, che non si può neppure definire una speranza: ha 28 anni, gioca nel Monaco, e ha segnato sei gol in una squadra che è al quattordicesimo posto della Ligue. Almeno Karim Benzema, dell’Olympique Lione (4 reti in campionato), di anni ne ha venti. Gli altri posti sono occupati da Anelka (Bolton), Cissé (Olympique Marsiglia), Govou, Malouda e Wiltord (tutti e tre dell’Olympique Lione). Trezeguet sarà pure impiombato dalla B e da alcune prove non proprio splendenti (9 gol in 19 partite), ma dovrebbe aver dimostrato di saperla buttare dentro. Con la Nazionale è a 34 reti in 69 partite, non tutte addentate dall’inizio. La parola fine vorrebbe scriverla più avanti. «Mi sento figlio adottivo della Francia - disse Trezeguet alla vigilia della partita contro l’Argentina, suo Paese di origine - ma sono orgoglioso di indossare la maglia della Nazionale». Perciò non vuole rinunciarci: «Sono sempre a disposizione, Domenech può contare su di me al cento per cento». Basta chiamarlo.
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