Paparesta, 40 telefonate con Moggi
Prendiamo un caso su tutti: l’arbitro Gianluca Paparesta. Anche lui, secondo la procura di Napoli, aveva in uso una scheda Sim di quelle estere che Luciano Moggi aveva comprato da un commerciante compiacente a Cernobbio. Le pensavano «sicure» perché non intercettabili. Ma davvero la Sim svizzera è stata usata da Paparesta? Il problema è affrontato preliminarmente dai carabinieri, i quali ritengono di avere provato senza margini di dubbio che sia andata così. «La scheda Sim è stata utilizzata numerosissime volte in Bari», scrivono.
L’area dove il cellulare funziona è per lo più relativa a piazza Massari, Bari, proprio là dove l’arbitro Paparesta abita. Oppure nell’area di Coverciano nei giorni di ritiro degli arbitri. Escludono la possibilità di errore: quando Paparesta non è in Italia, guarda caso in coincidenza di un incontro arbitrato in Tunisia, la scheda risulta essere «assente» dai sistemi telefonici. Ed ecco i risultati come emerge dalla analisi dei tabulati. Telefonate registrate con Moggi: 40 in uscita, 20 in entrata. Telefonate con Fabiani: 21 e 21. Insomma, Paparesta sembra colpito e affondato. E non solo lui. Indagati perché sospettati di far parte della Cupola moggiana e perciò muniti di cellulari svizzeri sono (oltre ai Designatori Bergamo, Pairetto) De Santis, Racalbuto, Cassarà, Dattilo, Bertini, Gabriele, Pieri, più il guardalinee Ambrosino.
«Si è rilevata la sussistenza di traffico telefonico tra le utenze svizzere esaminate (durante la settimana precedente e sino al giorno successivo alle gare) in occasione di: 28 giornate del campionato di serie A, 17 giornate del campionato di serie B, 5 turni della Coppa Italia. In tutte le sopra citate circostanze, è emerso che Luciano Moggi ha avuto contatti con i designatori e con gli arbitri individuati». L’ultimo atto dell’inchiesta Calciopoli ruota attorno alle schede telefoniche svizzere. I carabinieri ne scoprono l’esistenza il 9 febbraio 2005 quando Bergamo da casa sua chiama Moggi su un’utenza svizzera. «Ci risentiamo domani». Ma i carabinieri non riescono a intercettare il colloquio del giorno successivo. «L’esistenza di altre utenze in uso agli indagati emergeva ancor più - scrivono i carabinieri - da colloqui telefonici registrati sulle linee intercettate nei quali, talvolta, uno degli interlocutori si lamentava del fatto che questi non aveva "acceso" il telefono».
Le schede svizzere. Teodosio De Cillis, detto Teo, è il commerciante che le ha vendute a Moggi. Inizialmente aveva negato tutto. Ma il 7 giugno 2006, all’esplosione dello scandalo, davanti ai carabinieri, ammette: «Le schede sono state acquistate presso il mio negozio, le ho vendute personalmente a persone di fiducia di Luciano Moggi, tale Bertolini Giancarlo, il quale, nella primissima occasione, credo si trattasse del mese di giugno 2004, mi chiese espressamente di acquistare 3-4 carte Sim del gestore Sunrise e inoltre mi chiedeva se le stesse potevano essere "non intestate". Mi facevo carico di intestare le schede a persone di mia conoscenza e gli rilasciavo quanto richiestomi».
E Bertolini conferma: «Un giorno - confessa - il signor Moggi mi chiamò nel suo ufficio mostrandomi una scheda telefonica di un gestore svizzero e mi chiese se potevo trovargli altri 10 schede come quelle». Conclusioni dei carabinieri: «Delle cinque utenze attribuite verosimilmente a Moggi, due risultano essere state utilizzate, in periodi diversi, esclusivamente per contatti con Bergamo e Pairetto, mentre le restanti tre erano dedicate ai contatti con gli arbitri e con Mariano Fabiani. Nell’approssimarsi dei sorteggi, nonchè successivamente al loro svolgimento e, ancora, in prossimità di gare e successivamente ad esse, vi è traccia di numerosi contatti tra le varie utenze straniere». Un sistema degno della Spectre, ecco che cosa Moggi mette in piedi. E in un anno risultano 320 ricariche da 25 euro l’una. «Dal traffico telefonico delle utenze - scoprono i carabinieri - emerge come la rete realizzata da Luciano Moggi era ispirata a principi di compartimentazione, per cui vi erano almeno due maglie di comunicazione autonome (non in contatto tra loro) necessarie all’indagato per mantenere assidui contatti riservati».
Il motivo di tanta paranoia lo fa intuire la reazione di Mariano Fabiani, l’amicone di Moggi, l’ex direttore sportivo del Messina: «Non ci sta a passare per il nuovo uomo nero di Calciopoli», fa sapere il suo avvocato, Andrea Niroli. «E’ in grado di smentire ciò che trapela dai giornali e ha le prove che sarebbe stato pedinato dalla stessa società investigativa di cui aveva denunciato di essere stato oggetto di investigazione l’ex arbitro Massimo De Santis. E’ stato sottoposto da parte della società Polis d’Istinto investigazioni». I nemici, insomma, erano gli spioni interisti che facevano riferimento al raggruppamento Pirelli- Telecom.