Del Piero e Capello alla resa dei conti
23 05 2005
Alex Del Piero attende spiegazioni da Capello Grazia Neri
Una nota stonata, "la" nota stonata. La festa dello scudetto bianconero è stata felice come al solito ma ha visto qualche mugugno di troppo. E quando il mugugno si legge sul viso del capitano della squadra vincitrice, allora anche la festa.
Con la serenità che lo contraddistingue e con il senso di responsabilità proprio di chi è consapevole di essere un simbolo, Del Piero parla del suo problematico rapporto con Fabio Capello.
Da quando è arrivato il tecnico di Pieris in bianconero, per il fantasista di San Vendemiano sono vistosamente aumentate le panchine. Per Del Piero è stato difficile, forse impossibile, accettare la panchina da simbolo qual è.
Nel corso della stagione, soprattutto quando s'infittivano le voci di una megaofferta per lui dal Giappone, Capello aveva detto che "Del Piero era uguale a Birindelli, uno dei tanti, ci sarà utile".
A fine stagione, con lo scudetto in tasca, Alex Del Piero ha parlato al quotidiano torinese Tuttosport delle sue sensazioni sulla stagione bianconera che sta per concludersi. Sensazioni positive ma venate di un'amarezza malcelata anche per l'esclusione dalla partita successiva alla conquista dello scudetto.
"In una squadra esiste un allenatore - ha detto Del Piero - che stabilisce chi deve giocare e chi no. I giocatori devono ubbidire. Domenica mica ho chiesto io di non giocare. Io stavo bene: in panchina, del resto, non si fa gran fatica. Cosa mi ha detto? Un bel niente... speriamo mi dia la possibilità di rimediare a Torino col Cagliari: c'è la festa scudetto".
La rottura dei rapporti tra Capello e Del Piero si dice sia avvenuta in albergo a Cagliari. Prima della partita, ultima del girone d'andata conclusasi 1-1, si disse che Alex - dopo aver saputo di essere stato escluso (entrò soltanto al 73') - pranzò da solo, non partecipò alla riunione tecnica del pre-partita e sia rimasto in solitudine sino all'entrata in campo.
Nei giorni successivi, Capello e Del Piero si scontrarono in spogliatoio. Capello lo accusò della sua scarsa prestanza atletica e, a quel punto si scatenò la rabbia dei senatori, Ferrara, Tacchinardi e Montero, che si arrabbiarono con l'allenatore, ci fu un alterco. Poi la pace armata anche e soprattutto grazie alla responsabilità del giocatore.
"Il tempo dei chiarimenti tra me e Capello arriverà molto presto - dice - adesso non mi sembra il momento, non mi sembra il caso di entrare nel cuore di certi argomenti. Sono strafelice in questo momento non voglio farmi il sangue amaro. Io mi specchio nella situazione di certi miei compagni come Ferrara, Montero e Tacchinardi, gente che ha dato tutto e che ha tirato la carretta in silenzio, dovendo subire spesso atteggiamenti di dimenticanza nei propri confronti".
E così è stato: Del Piero spesso è partito dalla panchina e altrettanto spesso è stato sostituito a gara in corso (29 cambi). Il giocatore, però, ha saputo realizzare 13 gol in campionato, un paio in Champions, e fornire l'assist decisivo per l'intera stagione, quella splendida rovesciata che ha servito bello pronto, il pallone vincente per la testa di Trezeguet.
"Andrei oltre il gesto tecnico del mio gol - dice al giornale torinese - l'aver saputo dimostrare di essere un giocatore determinante per la mia squadra è un punto d'orgoglio personale e professionale. Questo scudetto è figlio del sacrificio, della difficoltà, della pazienza. Tutti elementi di non poco conto, mi pare".
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