Antonio Conte (159 Viewers)

How would you rate Conte's (dis)appointment?

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Flamez

Senior Member
Feb 7, 2011
1,991
In some office around? :D

Seriously, he doesn't even seem close to Pazienza (better, he's exactly like Pazienza, but without all the football years the later has on him). I don't rate him at all to be honest and don't see much potential in him either, but I wish I'm wrong.
 

Flamez

Senior Member
Feb 7, 2011
1,991
For what I've seen of Appelt (not much, just those facebook videos), he seems very comfortable with the ball and if I had to say, I'd say he's an all around complete (defensive) midfielder, so I wouldn't cut his action area like a regular DM. He seems a bit like Cambiasso.

Giandonato is really classy from what I've seen (again, not much). Future captain material for the spirit and the class he already shows leading the midfield, but now it's down to him to step up his quality into such a level. He can always flop, but I really like him. Maybe we should loan him this season (without those sick options) if we're going for the 4-4-2. I don't see any place for him in that formation, this season.
 

Raz

Senior Member
Nov 20, 2005
12,218
Oh the abundance.. Remind me what do we have on our left side?

Please Conte, dont you start talking much, let the our playing do the talking.
 

deggen10

Senior Member
Jul 27, 2011
1,182
No doubt Conte has a headache... particularly with Pirlo. Would've been so much easier if we scored a Mascherano/Diarra aswell to give us the variety. Vidal is just an upgraded Marchisio.

I can see Conte wants 2 DM's without Pirlo but he's gonna run into the same problem as Italy in 2010. This team doesn't have the quality up top without some cohesiveness from the middle.

I hope he does well but Christ, using coaches from Serie B is scary.
 
Jul 1, 2010
26,352
How much have you seen of Appelt? :lol:

How much have you seen of Giandonato except the 60 minutes against Chievo and the goal against Manutd?
The three game he played in Serie A, the EL game and the game against Man Utd.

Granted, that's not much. However, I said most promising CM of Juve, which means that I don't rate our other primavera CMs.

Appelt? I haven't seen him much, only 1-2 games. However, I watched Marrone a dozen times last season(I watched the Serie B quite often) and he was average in Serie B, he's obviously not good enough.
 

Nardonejuve

Senior Member
Mar 21, 2010
2,197
No doubt Conte has a headache... particularly with Pirlo. Would've been so much easier if we scored a Mascherano/Diarra aswell to give us the variety. Vidal is just an upgraded Marchisio.

I can see Conte wants 2 DM's without Pirlo but he's gonna run into the same problem as Italy in 2010. This team doesn't have the quality up top without some cohesiveness from the middle.

I hope he does well but Christ, using coaches from Serie B is scary.
Cohesiveness from the middle? Our problem is not the middle of the park its the outsides. We have no connection on he left side at all because its still very weak Our right gets overloaded because its our stronger side. WIth Krasic getting double teamed leaves him almost useless and leaves our RB running into a wall pretty much. Contes problem this year will be whether or not Marotta can finally land a quality left sided player. Pirlos doing fine for preseason and hes actually bringing out a better marchisio. Add Vidal in that mix we will be just fine.
 

CORVETTE

Malato di Juve , , 29
Oct 13, 2005
2,935
CONTE Bianconero dentro, acclamato dai tifosi domani torna a Villar Perosa da allenatore
«Farò grande la mia Juve»
«Vivere per la vittoria, così sfideremo Milan e Inter»
«Pirlo fantastico, è un esempio. Vucinic geniale»


Domani sarà un giorno speciale. Per la Juventus che respirerà l’aria
di Villar Perosa - le radici della Famiglia, le sue stesse radici -
e per Antonio Conte che rovisterà tra ricordi mai appassiti e,
carezzandoli, s’emozionerà un poco. Era ragazzo quando scrutava
l’orizzonte oltre i gelsi inseguendo il ronzìo dell’elicottero e poi
saliva al castello, come i paesani chiamano la residenza degli
Agnelli, per ascoltare l’Avvocato con Giovanni Trapattoni.
Domani il Trap sarà lui, guiderà lui i bianconeri in una partita di
mezza estate che non potrà essere mai come le altre.
Villar Perosa, simbolica, sovrapporrà tradizioni e speranze,
successi da raccontare e da ritrovare, e Conte, più che mai, si
sentirà garante del riscatto. Questione di scenografia e non di
sentimenti, perché garante si sente ogni minuto e in ogni angolo: i
tifosi l’hanno accolto come un top player quando il top player era
uno slogan e un’attesa e lui non vede l’ora di ricambiare, di
restituire una Juve vincente. Ci crede, perché la Juve non può mai
contentarsi e perché lui non ama perdere nemmeno a briscola: ricorda
solo, per non generare illusioni, le difficoltà di un progetto
appena srotolato e spiega come possano essere aggirate impastando la
tattica con l’anima. In questa intervista, Conte racconta il suo
gioco, il suo metodo, il suo gruppo, le sue ambizioni: racconta, in
fondo, un sogno bianconero coltivato fin dal primo giorno in
panchina e nutrito ogni giorno con il sacrificio, la dedizione, il
lavoro. Esattamente quello che adesso chiede al «grande» Pirlo e al
«geniale» Vucinic, ai vecchi compagni Buffon e Del Piero, a una
squadra che vuole tornare grande e seppellire, una volta per tutte,
gli anni bui.

di Antonio Barillà (CorSport 10-08-2011)



Antonio Conte, domani tornerà a Villar Perosa...

«Sento già l’emozione, sarà un salto indietro negli anni. Ricordo l’Avvocato
che arrivava in elicottero e noi, con Trapattoni, che salivamo a trovarlo in
villa; ricordo la sua competenza e la sua ironia, il suo amore per il calcio e
per la Juve. Villar Perosa, per la gente bianconera, non è un paese, ma un
pezzo di storia».


Il luogo ideale per annodare passato e futuro: i tifosi, stanchi di amarezze,
chiedono di tornare a vincere. E si fidano di lei. . .

«Non c’è un minuto delle mie giornate in cui non pensi a come ricambiare
tanto affetto. Sapevo di essere nel loro cuore, eppure sono riusciti lo stesso
a stupirmi: l’accoglienza che mi hanno riservato è motivo di responsabilità e
non solo d’orgoglio».


Disse Giampiero Boniperti: “Alla Juve vincere non è importante, è l’unica cosa
che conta”

«E’ uno slogan che mi appartiene, adatto al mio carattere: odio perdere,
anche se si tratta di sfide banali o giocose. Al massimo (sorride) posso
concedere che la mia bambina mi batta a carte. Però la vittoria non s’inventa
mai: presuppone un progetto, spirito di sacrificio, uomini giusti».


E’ un ritratto bianconero?

«Il progetto è davvero intrigante: sappiamo che in ogni fase di costruzione
s’incontrano difficoltà, ma sappiamo pure che determinazione e voglia possono
annullarle, aiutandoci a torn are competitivi».


Il gruppo?

«Sono soddisfattissimo. Lo dico con convinzione, dopo poco più di un mese di
lavoro intenso in cui abbiamo imparato a conoscerci sul piano calcistico e
umano».


Il suo sogno prende forma...

«Credo che qualsiasi allenatore aspiri a guidare una grande squadra e io ho
pensato alla Juve sin dal primo giorno in panchina. Un sogno, certo, però
legittimato dai sacrifici e dal lavoro».


Quando ha capito di avercela fatta?

«Nel momento in cui i dirigenti hanno svelato idee e programmi: collimavano
con i miei, era la volta buona...».


Ricorda la prima telefonata da Torino?

(sorride ancora) «Ricordo le successive, più importanti: significavano che
s’era andati oltre i sondaggi».


Quali squadre vede favorite per lo scudetto?

«Milan e Inter hanno grandi chance e l’hanno confermato a Pechino. Dietro
vedo il Napoli che lavora da un anno e mezzo con lo stesso tecnico, ha una sua
identità e ha innestato giocatori specifici. Bene anche la Lazio. Noi, però,
non dobbiamo guardare gli altri. Dobbiamo preoccuparci di avere sempre la bava
alla bocca, di sentire una fame tale da non riuscire a dormire se dovesse
arrivare una sconfitta, dobbiamo convivere in ogni istante con la voglia di
rivalsa: se questo sarà il nostro atteggiamento, saremo sulla buona strada per
colmare il gap».


E tornare a vincere...

«Dobbiamo crederci sempre: non possiamo contentarci di obiettivi minimi.
Detto questo, è giusto essere realisti e ricordare che stiamo tirando su,
mattone su mattone, una casa che duri nel tempo. Siamo alle fondamenta, un po’
di pazienza è necessaria».


Tra le favorite, non ha citato la Roma: diffidenza verso la troppa gioventù?

«Al contrario, seguo il progetto giallorosso con ammirazione: allenatore
giovane e molte novità, direi che ci sono anche delle similitudini con noi. E
a chi ritiene azzardate certe scelte, ricordo che alla fine è il campo a
parlare. Vale per la Roma, per la Juve, per tutti».


A proposito di novità: vuol raccontarci la storia del 4-2-4?

«Nel 2006-2007, quando fui richiamato dall’Arezzo, ereditai una squadra
lontanissima dai play-out: addirittura, 13-14 punti di distacco. Sperimentai
allora, per la prima volta, il modulo con due esterni alti, Bondi e Croce, e
due attaccanti, Floro Flores e Martinetti: vennero fuori una rimonta
staordinaria, sfumata all’ultimo respiro, e un calcio bello, intraprendente,
gratificante. Ma i numeri sono relativi: si parla di 4-2-4 e va benissimo, ma
per me è un 4-4-2 con gli esterni alti».


Un modulo che riassume comunque la sua filosofia calcistica. . .

«Il mio gioco è sempre propositivo, non amo i lanci lunghi ma l’azione che si
sviluppa da dietro. Ed è inevitabile che in fase offensiva, per gli avversari,
sfidare quattro attaccanti diventi difficile. Devo dire però che se non ho più
abbandonato questo modulo, è anche perché ho trovato calciatori pronti a
sposarlo».


I campioni della Juve sono rimasti stregati: dopo pochi giorni di lavoro a
Bardonecchia, tutti ne parlavano già con entusiasmo. . .

«Ho trovato un gruppo disponibilissimo. Io parto dal presupposto che i
calciatori ci diano due-tre settimane di tempo e ci “pesino”: dobbiamo essere
bravi a creare la voglia di seguirci».


Lei è stato bravissimo...

«Sono stato facilitato dalle brutte stagioni precedenti, dai due settimi
posti di fila: in situazioni simili, è più semplice aprirsi alle novità per
cercare di invertire rotta».


Ma non è più dura convincere campionissimi a Torino, piuttosto che buoni
giocatori a Bari o Siena?

«Ritengo che gli spogliatoi siano tutti uguali: devi essere tu a farti capire,
a mostrarti corretto e coerente. E i campionissimi non sono tali solo per
qualità espresse in campo, ma anche per educazione e rispetto».


Il suo segreto nel rapporto con i calciatori?

«Cerco di non fare quello che a me, quando giocavo, dava fastidio. E cerco di
essere sempre chiaro e leale: meglio una brutta verità che una bella bugia, la
prima può creare grane ma alla lunga paga, la seconda può essere comoda
nell’immediato ma con il passare del tempo si rivela un boomerang ».


Tattica e gestione del gruppo a parte, lei a Bari e Siena interveniva in
molti altri aspetti della vita d’un calciatore. Lo fa anche alla Juve?

«Ho portato il mio metodo e il mio metodo è totalizzante: grazie anche alla
laurea in scienze motorie, mi piace occuparmi di alimentazione, prevenzione,
preparazione... Sempre però affidandomi a specialisti: col*laboratori che
godono di piena autonomia».


Un suo marchio sono anche gli allenamenti da marine. . .

«Voglio l’alta intensità e i ritmi elevati che si trovano poi nella partita».

Torniamo al 4-2-4: gli esterni sono fondamentali, ma alla Juve, al momento,
non abbondano...

«C’è grande sintonia con i dirigenti: sappiamo di cosa ha bisogno la Juve.
Preferisco non addentrarmi nelle strategie, ma in fondo basta fare due
calcoli...».


L’altra faccia del mercato: il gruppo va sfoltito per scongiurare problemi di
gestione. Ad esempio, non sono troppi sette attaccanti?

«Il fatto è che gli attaccanti... non sono sono sette: i calciatori che non
rientrano nei piani lo sanno».


Un rinforzo sarà... il nuovo stadio?

«E’ un impianto bellissimo: la società è avanti, noi dovremo essere
all’altezza».


Un esempio da seguire?

«Me lo auguro: siamo indietro rispetto ad altri Paesi, ma il calcio in Italia
ha sempre avuto una marcia in più e non mancano né la volontà né il tempo per
tornare competitivi ».


Scudetto 2006: vuol dirci il suo pensiero?

«Sono perfettamente allineato col presidente, trovo che la strada intrapresa
sia giusta. Personalmente credo che gli scudetti si vincano sul campo: per me
la Juve ne ha 29. E spero di aggiungerne altri».


Un aggettivo per ogni nuovo acquisto: Pirlo?

«Grande. Persino più di quanto m’aspettassi: un esempio, parte attiva del
progetto».


Pazienza e Vucinic?

«Michele è uno tosto, Mirko è geniale».

Vidal?

«Alla prossima intervista: ai aggregherà solo a Villar Perosa».

Ziegler?

«Generoso. Ha tanta voglia di apprendere».

Lichtsteiner?

«Svizzero. A tutti gli effetti. Oltre alla precisione, mi ha colpito la
fisicità».


Conte?

«Beh, dovrebbero dirlo gli altri. Però un aggettivo ce l’ho: juventino».
 

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