too much right?
APPROFONDIMENTO SPECIALE IL PASSAPORTO DI RECOBA
La vera storia del passaporto di Recoba Il documento falso venne pagato ottantamila dollari: i vertici della società erano stati informati da Oriali Pubblichiamo ampi stralci della sentenza della Commissione disciplinare della Lega Calcio relativi al "caso Recoba passaporto falso", che il 27 giugno 2001 stabilì le seguenti pene: squalifica fino al 30 giugno 2002 per Alvaro Recoba, inibizione fino al 30 giugno 2002 per Gabriele Oriali, inibizione fino al 31 marzo 2002 per Franco Baldini, oltre a una sanzione di due miliardi di lire per la società nerazzurra. Ma questo è solo il primo atto dell`intricata vicenda. La pena per il giocatore venne confermata dalla Commissione d`appello federale e ridotta a quattro mesi dalla Camera di conciliazione del Coni (sanzione pecuniaria per la società ridotta a soli 1, 4 miliardi di lire). Il 25 maggio 2006 Recoba e Oriali hanno patteggiato sei mesi di reclusione (sostituiti con una multa di 21.420 euro) in sede penale, richiesta accolta dal gip del Tribunale di Udine. Nell`inchiesta, divisa in vari filoni, furono coinvolte trentuno persone, fra le quali dodici calciatori di Milan, Roma, Lazio, Sampdoria, Udinese e Vicenza. Sul sito
www.legacalcio.it/comun/0001/cu507 è possibile consultare, per tutti gli interessati alla vicenda, il comunicato ufficiale nella sua interezza. L`esame del merito richiede una premessa in ordine all`oggetto dell`accertamento demandato a questa Commissione, che non può riguardare direttamente l`autenticità, ovvero la contraffazione del passaporto italiano del calciatore Recoba Rivero Alvaro apparentemente emesso dalla Questura di Roma il 9
novembre 1998, essendo tale materia ovviamente riservata al giudice penale. Dagli atti del procedimento emergono circostanze univoche, concordanti ed incontrovertibili che consentono di affermare (pur prescindendo dal rilievo, desumibile dalla documentazione acquisita ed evidenziato nell`atto di deferimento, che il passaporto italiano del calciatore non risulta essere mai stato rilasciato dalla Questura di Roma) che il Recoba non aveva alcun titolo al rilascio di un passaporto italiano per assoluta inesistenza in capo allo stesso dei presupposti indispensabili, ed in primo luogo del diritto alla cittadinanza italiana. A siffatta conclusione si perviene, anche a tacere per il momento dei riscontri probatori e delle argomentazioni logiche che verranno approfondite esaminando le singole posizioni degli incolpati, sulla base delle sole dichiarazioni rese dal calciatore all`Ufficio indagini ed alla Procura della Repubblica di Udine. In sintesi, il Recoba ha riferito di aver preso per la prima volta in considerazione la possibilità di diventare cittadino comunitario al suo rientro presso l`Internazionale dopo un periodo di permanenza in prestito al Venezia. In tale occasione egli chiese notizie al proprio padre il quale gli precisò che la famiglia aveva "antenati nelle isole Canarie". Le ricerche svolte in quella direzione, dapprima da un collaboratore del procuratore Casal, tale Daniel Delgado, e poi da uno studio legale spagnolo incaricato allo scopo dalla Soc. Internazionale, non approdarono ad alcun risultato: riferisce infatti il Recoba che la ricerca era "lunga e difficile". Il calciatore ha inoltre escluso di aver mai svolto alcuna pratica od inoltrato alcuna richiesta tendente al rilascio di un passaporto italiano. BENEFICI ILLEGALI PER IL CALCIATORE Non è necessario spendere ulteriori parole per concludere che il passaporto italiano consegnato al Recoba in Roma nel settembre 1999 non corrisponde né alla cittadinanza uruguaiana di cui il calciatore era in possesso dalla nascita né a quella spagnola che egli avrebbe eventualmente potuto conseguire "jure sanguinis", se le ricerche svolte il Spagna per l`individuazione di antenati spagnoli avessero avuto esito positivo. E sotto il profilo soggettivo si può anche tranquillamente affermare che in nessun caso il calciatore avrebbe potuto confidare nella veridicità "ideologica" del passaporto italiano che gli venne consegnato alla Borghesiana il 12 settembre 1999 dall`Oriali. In linea generale, e fatto salvo l`accertamento delle singole responsabilità, è innegabile che l`uso di tale passaporto al fine ottenere la variazione di status federale del calciatore, con la consapevolezza che il documento non poteva essere genuino perché incompatibile con la cittadinanza non italiana del Recoba, costituisca grave violazione dei principi di lealtà, probità e rettitudine alla cui osservanza sono tenuti tutti i destinatari delle norme federali, come dispone l`art. 1 comma 1 del C.G.S. Si tratta infatti di utilizzare mezzi scorretti, o addirittura fraudolenti, al fine di ottenere il riconoscimento di un titolo non spettante, traendone un indebito vantaggio. È superfluo il sottolineare, in proposito, che il fatto di diventare "comunitario" ha recato benefici non solo economici sia al calciatore, quanto meno sotto il profilo della libertà assoluta di circolazione del tesserato nell`ambito delle Federazioni comunitarie, sia alla Società di appartenenza, per una migliore utilizzazione dell`organico disponibile. DA LIBERO
RECOBA E PASSAPORTOPOLI
Nell’estate del 1997 l’Inter acquista per 7 miliardi di lire il calciatore uruguaiano Alvaro Recoba che si era messo in mostra in patria nelle file del Nacional, grazie ad una sorprendente media di un gol a partita. Offuscato dal contemporaneo arrivo di Ronaldo, il Chino (come viene soprannominato) è un oggetto misterioso agli occhi dei tifosi interisti, ma il suo esordio con la maglia nerazzurra è scintillante: prima giornata del torneo 1997/98, l’Inter è sotto a San Siro con il Brescia. Al 70’ Recoba entra in campo e in cinque minuti, con un tiro da 30 metri e una punizione, ribalta il risultato. Un fenomeno, si azzarda a dire qualcuno. Tuttavia, il resto della stagione del Chino è al di sotto delle aspettative : gioca altre 7 volte, segnando un solo gol, contro l’Empoli (, un pallonetto da 35 metri). Troppo poco per l`esigente Moratti che decide di spedirlo a Venezia "a farsi le ossa". In laguna Recoba entusiasma pubblico e critica contribuendo attivamente alla salvezza dei neroverdi: per lui 19 presenze da titolare e 10 gol. Le sue prestazioni convincono l’Inter a richiamarlo alla base, ma c’è un problema: Recoba è extracomunitario e la rosa dell’Inter ne conta già cinque, tanti quanti ne permette il regolamento: Domoraud, Simic, Jugovic, Ronaldo e Zamorano. Sarebbe un gran vantaggio poter disporre dell’uruguaiano come comunitario, in modo da poterlo schierare senza patemi. L’Inter, che nel 1997 aveva infruttuosamente cercato di rintracciare un avo spagnolo del calciatore, desidera ora trovare una soluzione al problema Soluzione che arriva a tempo di record, visto che il 12 settembre, a poco più di due mesi dal suo ritorno a Milano, Recoba ottiene l`agognato passaporto comunitario. La stagione 1999/2000 termina con il quarto posto dell`inter che però può consolarsi con le brillanti prestazioni del neocomunitario Recoba, il quale infila 10 gol in 27 partite. Il rendimento dell’uruguagio ingolosisce alcune squadre italiane e straniere che meditano di strapparlo ai nerazzurri, grazie all`imminente scadenza contrattuale, datata 2001. Recoba, non ha nessuna intenzione di muoversi da Milano e ottiene da Moratti un faraonico rinnovo, ben oltre al miliardo e duecento milioni fino ad allora percepiti. Un contratto, a dire il vero, mai visto prima: 15 miliardi l’anno più i diritti di immagine e, non specificata sul contratto, una percentuale sull’acquisto di alcuni suoi connazionali. In totale 19 miliardi. Una cifra che crea scalpore e qualche invidia all’interno dello spogliatoio. E poco importa se i risultati sportivi non si riveleranno in linea con le aspettative: nel 2000/01 Recoba si attesta su una media discreta (8 reti in 29 apparizioni) ma l’Inter non va oltre un quinto posto, a 24 punti dalla Roma scudettata. Ma non sono solo le vicende legate all’ingaggio ad attirare le attenzioni dei media. In arrivo c`è una bufera: il 14 settembre 2000, i calciatori dell’Udinese Warley e Alberto, in trasferta con la squadra, vengono fermati alla frontiera polacca a causa di irregolarità nei loro passaporti, che si rivelano falsi. Ma è solo la punta dell`iceberg: molti altri calciatori del nostro campionato sono in possesso di documenti fasulli e il fenomeno sembra essere assai diffuso. E’il cosiddetto scandalo di “Passaportopoli”, nella cui rete finiscono sette società (Inter, Lazio, Roma, Milan, Udinese, Vicenza, Sampdoria), 14 giocatori (Recoba, Veron, Fabio Junior, Bartelt, Dida, Warley, Jorginho, Alberto, Da Silva, Jeda, Dedè, Job, Mekongo, Francis Zé) e quindici dirigenti (Oriali, Ghelfi, Baldini, Cragnotti, Governato, Pulici, Pozzo, Marcatti, Marino, Sagramola, Briaschi, Salvarezza, Mantovani, Arnuzzo, Ronca). L’Inter ne viene ufficialmente coinvolta il 30 gennaio 2001, quando il pm di Udine, Paolo Alessio Vernì, ordina un’ispezione nella sede della società e nell`abitazione milanese di Recoba: anche il suo passaporto risulta contraffatto. A tale provvedimento via Durini risponde con un comunicato distaccato e sintetico: “La società è totalmente estranea all’oggetto dell’inchiesta ed ha totale fiducia nella buona fede di Recoba”. Ma la realtà è molto diversa e la rivela il pm di Roma, Piro, che conduce le indagini sulla vicenda: il dirigente interista Oriali, su suggerimento del consulente della Roma, Franco Baldini, si è messo in contattato con un misterioso faccendiere rispondente all’esotico nome di Barend Krausz von Praag, il quale lo ha aiutato nell’ottenimento del documento. Oriali sarebbe volato di persona a Buenos Aires dove, grazie agli uffici di Krausz presso un’improbabile agenzia, avrebbe dato avvio alla
pratica. Recoba, interrogato al riguardo, dice di non saperne nulla e di essersi improvvisamente ritrovato con il passaporto pronto. Il documento, afferma il Chino, gli è stato consegnato da Oriali il 9 settembre 1999 alla Borghesiana, alla vigilia di un Roma-Inter di campionato. Ma per gli inquirenti ci sono due particolari che non tornano: il documento riporta una data di rilascio precedente di un anno, 9 novembre 1998, e Recoba risulta residente a Roma. Perché né Oriali, né Rinaldo Ghelfi, amministratore delegato interista che ha seguito la pratica, si sono accorti di questa incongruenza? Perché nessuno, nemmeno il calciatore, ha fatto notare e ha richiesto di correggere l’errore? La procura di Udine informa anche che sette mesi dopo l’emissione del passaporto l’Inter si è mossa alla ricerca di antenati spagnoli. Perché questo eccesso di zelo da parte della dirigenza nerazzurra se il calciatore era già in possesso del documento? Il quadro si complica quando Oriali nega di aver versato per conto dell’Inter 80 mila dollari, cifra che Krausz ha detto di aver ricevuto per mano sua in un precedente interrogatorio della Procura di Roma. La risposta è una sola: il passaporto è falso. Ma non solo, la dirigenza dell’Inter era pienamente consapevole del percorso fraudolento che stavano per intraprendere, dal momento che non è mai stata presentata alcuna richiesta di rilascio alle autorità italiane, come regolare prassi richiede. Un caso complesso e intricato ma dalla sostanza semplice: se il passaporto del laziale Veron era vero ma ottenuto attraverso false documentazioni (atti di nascita, matrimonio, ecc…), quello dell’uruguaiano è direttamente contraffatto. Una patacca, direbbero a Roma. Dopo le sconcertanti rivelazioni delle Procure di Roma e Udine, arrivano le reazioni del mondo sportivo. C`è sdegno e le società non coinvolte nella questione passaporti protestano. Andrea Manzella, presidente della Corte Federale, cerca di rassicurare tutti sulla velocità e sul rigore degli eventuali processi. Ma il risultato è patetico:
“La regolarità delle partite è un bene assoluto, e su questo non si transige: la buona fede di società o singoli non conta, conta solo che alle gare abbiano partecipato giocatori che non ne avevano diritto. L’Authority ha deciso di aspettare la dichiarazione di falsità della magistratura a meno che il falso risulti macroscopico, ictu oculi, o che vi sia ammissione di colpa del club o del giocatore”, ha spiegato Manzella. “In questi casi, le sanzioni saranno immediate”. Fra una decina di giorni anche l’Inter quindi sarà deferita, e il processo sportivo si concluderà, fra Disciplinare e Caf, entro aprile o maggio. Difficile ipotizzare la sconfitta a tavolino di tutte le gare dei nerazzurri con Recoba “italiano”, più probabile una penalizzazione in classifica di 56 punti. Nel caso, quindi, l’Inter dovesse qualificarsi per la Coppa Uefa sarebbe retrocessa in classifica, lasciando il posto in Europa ad un altro club. E nel caso si salvasse? Questione delicatissima, ma teoricamente il club di Moratti rischierebbe anche la serie B” (Repubblica, 9 febbraio 2001)
L’Inter, secondo i regolamenti, dovrebbe essere sconfitta a tavolino ed essere sanzionata di un punto, per ogni partita in cui ha schierato Recoba come comunitario. Il totale ammonterebbe all’enorme cifra di 56 punti, con la conseguente retrocessione del club nerazzurro, sia che il provvedimento venga applicato nel campionato precedente (il 1999/2000, dove ha ottenuto 58 punti) che in quello ancora in corso (il 2000/2001, a fine anno ne totalizzerà 51). Con 56 di penalizzazione l’Inter sarebbe la prima squadra a scendere sotto lo zero in classifica. Ma è pura fantascienza e ci si rende conto che una tale sanzione, seppur giusta, non verrà mai applicata. Si parla di penalizzazioni o, per lo meno, si spera:
Roma, Lazio, Inter, Udinese e Napoli penalizzate. Cinque, sei punti in meno ad ognuna all’inizio della prossima stagione, quella premondiale; oppure con handicap sostanzialmente differenti, stangate per i casi più gravi di manomissione (Veron, Recoba, Cafu) […] Nei fatti però, quasi la metà del prossimo campionato italiano sarà “ad handicap”, consegnato nelle mani di chi dallo scandalo non è stato travolto. […] Di colpo di spugna si è parlato a lungo. Ma non si può ormai cancellare uno scandalo che ha investito almeno sei procure, una ventina di giocatori e una
quindicina di dirigenti, dal direttore generale dell’Inter ai presidenti di Roma e Lazio. Non si può cancellare uno scandalo che la Fifa stessa chiede di reprimere duramente. Non si possono chiudere gli occhi quando in Francia hanno già penalizzato e squadre e in Spagna si sono già sospesi dei giocatori (Repubblica, 21 marzo 2001)
Il 5 marzo l’Ufficio Inchieste della Federcalcio conclude le indagini e emana i deferimenti:
La giustizia sportiva, con i deferimenti di ieri, va avanti. Nessun colpo di spugna, nessuna sanatoria. Non si aspetterà l’estate, a campionato concluso, per intervenire sullo scandalo dei passaporti falsi. Già nel mesi di aprile sfileranno davanti alla Disciplinare i primi club e i primi giocatori coinvolti: le sanzioni (squalifiche per i calciatori e penalizzazioni in classifica per i club) saranno scontate in questa stagione (Repubblica, 6 marzo 2001)
Il processo si annuncia complicato e le conseguenze spaventose: l`applicazione di punti di penalizzazione potrebbe compromettere la salvezza o la qualificazione alle coppe europee delle società coinvolte. Ma c’è una scappatoia, alla quale più di tutti sta lavorando Galliani, l’amministratore delegato del Milan: la riforma dell’articolo delle norme federali che limita l’impiego dei calciatori extracomunitari. Una modifica della regola comporterebbe un’attenuazione molto sostanziosa delle pene. L’Inter gradisce l`idea e si unisce alla battaglia:
Passaporti, è guerra aperta ormai: l’Inter attacca la Figc, cercando ogni strada per dichiarare illegittimo l’articolo 40, settimo comma delle Noif. In una nota del professor Mucciarelli, che fa parte del collegio di difesa nerazzurro, l’Inter sottopone infatti “direttamente alla Corte Federale, organo competente in materia, il giudizio in ordine alla legittimità della norma federale sul tesseramento dei giocatori extracomunitari” (Repubblica, 5 aprile 2001)
La Commissione Disciplinare fissa le date dei processi contro ogni singola società. Il presidente Manzella, ancora una volta, si sente di garantire la celerità dei procedimenti giudiziari, ma nessuno sembra più credergli dato che la rettifica della norma sugli extracomunitari appare giorno dopo giorno sempre più probabile. La vicenda sta diventando una farsa:
Per Porceddu le prove sono sufficienti per chiedere di processare il club nerazzurro e il giocatore. L’udienza è fissata per il 19 aprile. A meno che i tanti ricorsi alla Corte Federale sulla legittimità della norma che limiti gli extracomunitare facciano slittare tutto a fine campionato, come vogliono i club. “Agiremo in fretta non appena riceveremo i ricorsi”, garantisce Manzella. (Repubblica, 8 aprile 2001)
Le date dei processi, uno per ogni squadra coinvolta, sono l’ultimo scoglio da superare. Un procedimento unico consentirebbe alle società di essere giudicate con minore severità. Ed è proprio quello che intende proporre Galliani, il quale provvidenzialmente annuncia: “E’ giusto fare un solo processo e che eventuali squalifiche e penalizzazioni arrivino tutte insieme”. Puntuale giunge il ricorso alla Corte Federale da parte dei club, e poco importa se l’articolo 16 comma b ) del Codice di Giustizia Sportiva preveda l’ammissibilità del ricorso solo da parte del presidente della Federazione o di “qualsiasi organo operante nell’ambito federale che vi abbia interesse”. Moratti si schiera con Galliani (altri tempi…) e rilascia una dichiarazione che, col senno di poi, è incredibilmente comica: “Se squalificano Recoba e poi la giustizia ordinaria lo assolve, chi ci restituisce squalifiche e penalizzazioni?” . Come vedremo più avanti, Recoba e Oriali verranno condannati dalla giustizia ordinaria e l’Inter non restituirà i punti ottenuti con l’uruguaiano comunitario in campo. In ogni caso, la tattica è precisa: ottenere l`accorpamento dei processi e rimandarne lo svolgimento a fine stagione, confidando nell’ormai quasi certa rettifica dell’articolo 40. Il gioco funziona e l’udienza per l`Inter, in programma il 20 aprile, viene rinviata:
Avanti a forza di rinvii: il processo all’Inter, per il passaporto falso di Recoba, si farà. Ma più avanti. Quando non si sa: forse a maggio, forse a fine stagione. Ma soltanto dopo che la Corte Federale, presieduta da Andrea Manzella, si sarà pronunciata sul ricorso (che abbiamo visto essere irregolare, nda) presentato non solo dal club nerazzurro, ma anche da Milan, Udinese, Lazio, Vicenza e Sampdoria. Tutti questi club chiedono infatti che venga abbattuto il tetto del tesseramento (massimo cinque) e all’impiego (massimo tre) dei calciatori extracomunitari. Si va insomma verso minicondanne. La Disciplinare ieri ha accettato subito la richiesta di rinvio al processo dell’Inter presentata dallo stesso Procuratore Federale, Carlo Porceddu in accordo con i legali nerazzurri. (Repubblica, 20 aprile 2001)
Il tempo gioca a favore dei nerazzurri e delle altre società implicate in Passaportopoli che il 3 maggio vedono finalmente premiati i loro sforzi, con il più annunciato dei colpi di spugna: a sei giornate dalla fine del campionato e nonostante la strenua opposizione dell’Associazione Calciatori presieduta da Campana, arriva la modifica della norma sul tesseramento e sull’impiego degli extracomunitari. E pazienza se le regole vengono cambiate in corsa, con Roma e Juventus a contendersi lo scudetto punto su punto. Chi ha rispettato le regole viene fatto fesso. E chi ha falsificato i passaporti? Ormai è chiaro che tutto sta per passare in cavalleria:
Il processo a Inter, Milan, Samp, Udinese, Vicenza, a cui presto si unirà anche la Lazio per Veron, si farà. Ma con questa norma dichiarata illegittima, le sanzioni saranno più blande. Qualche minisqualifica da scontare magari in estate. Quando il campionato è fermo. (Repubblica, 5 maggio 2001)
Il processo, come desiderato, inizia il 12 giugno 2001 a campionato praticamente finito (il 17 è in programma l’ultima giornata) e con la certezza di un unico dibattimento e di una sentenza che includa tutte le società coinvolte. Con all’orizzonte la più classica delle soluzioni “all’italiana” qualcuno crede ancora nella giustizia, ma è solo l’ultimo, disperato grido:
Delicatissima, quasi disperata, la situazione dell’Inter, dove c’è un coinvolgimento diretto dell’amministratore delegato Ghelfi e del direttore sportivo Oriali. Recoba ha scaricato su di loro ogni responsabilità per quel falso passaporto italiano: ma per Porceddu (procuratore federale, nda), l’uruguaiano, ex italiano Recoba è colpevole di slealtà e quindi anche per lui chiederà due anni di squalifica. (Repubblica, 13 giugno 2001)
Il 27 giugno arrivano le sentenze, che confermano le previsioni della vigilia. Squalifiche solo ai calciatori, alle società un buffetto sulla guancia (leggi ammende pecuniarie). L’Inter se la cava con una multa di due miliardi, Recoba e Oriali sono squalificati per un anno, Franco Baldini per nove mesi. Ovviamente assolto l’amministratore delegato nerazzurro Rinaldo Ghelfi, al quale era stata addebitata la responsabilità diretta. In questo modo sono scongiurate le tanto temute penalizzazioni in classifica. Ma vediamo, caso per caso, le motivazioni della sentenza della Commissione Disciplinare della Lega Calcio (il testo integrale è disponibile all`indirizzo:
www.lega-calcio.it/comun/0001/cu507). Partiamo da Recoba:
il passaporto italiano del calciatore non risulta essere mai stato rilasciato dalla Questura di Roma, Il Recoba non aveva alcun titolo al rilascio di un passaporto italiano per assoluta inesistenza in capo allo stesso dei presupposti indispensabili, ed in primo luogo alla cittadinanza italiana. A siffatta conclusione si perviene […] sulla base delle sole dichiarazioni rese dal calciatore all’Ufficio Indagini ed alla Procura della Repubblica di Udine. […] Il calciatore ha inoltre escluso di aver mai svolto alcuna pratica od inoltrato alcuna richiesta tendente al rilascio di un passaporto italiano.
La Disciplinare riconosce quindi la falsità del documento e l’estraneità del calciatore dal processo di contraffazione. Tuttavia Recoba è da considerarsi comunque colpevole poiché non poteva essere completamente all’oscuro di quello che stava succedendo e perché avrebbe dovuto quantomeno domandarsi la ragione delle irregolarità presenti nel documento (l’indirizzo di residenza e la data di rilascio):
in nessun caso il calciatore avrebbe potuto confidare nella veridicità “ideologica” del passaporto italiano che gli venne consegnato alla Borghesiana il 12 settembre 1999 dall’Oriali. [ciò costituisce] grave violazione dei principi di lealtà, probità e rettitudine alla cui osservanza sono tenuti tutti i destinatari delle norme federali, come dispone l’art.1 del C.G.S. Si tratta infatti di utilizzare mezzi scorretti, o addirittura fraudolenti, al fine di ottenere il riconoscimento di un titolo non spettante, traendone un indebito vantaggio. E’ superfluo il sottolineare, in proposito, che il fatto di diventare “comunitario” ha recato benefici non solo economici sia al calciatore, quanto meno sotto il profilo della libertà assoluta di circolazione del tesserato nell’ambito delle Federazioni comunitarie, sia alla Società di appartenenza, per una migliore utilizzazione dell’organico disonibile. […] La sconcertante faciloneria con cui Recoba, sebbene “stupito” di aver ottenuto un passaporto italiano, se ne è servito perché gli conveniva acquisire lo status di comunitario, assume, alla luce delle considerazioni sopra svolte , un significato probatorio decisivo ai fini dell’accertamento della partecipazione attiva e pienamente consapevole del tesserato alla realizzazione dell’illecito.
Per quanto riguarda Oriali:
risulta dagli atti che questi, all’inizio della collaborazione con l’Internazionale a giugno 1999, apprese che la Società aveva interesse alla variazione di status del Recoba da extracomunitario a comunitario e che a tal fine era stato interessato uno studio legale spagnolo, le cui ricerche si erano però arenate, trattandosi di pratca complicata che richiedeva in ogni caso, tempi molto lunghi. Risulta altresì che l’Oriali si interessò della questione Recoba assumendo concrete iniziative finalizzate al conseguimento della variazione di status del calciatore, prendendo contatto con il Baldini per conoscere “come facevano alla Roma per i passaporti” e chiedergli l’indicazione di qualcuno che potesse aiutare l’Internazionale a modificare lo “status” del Recoba. Avuto dal Baldini il nominativo del Krausz (da lui peraltro già conosciuto), l’Oriali si attivò per l’avvio della “pratica”, seguendone poi lo svolgimento sino alla conclusione. Egli provvide infine a consegnare a Recoba, il 12 settembre 1999, il passaporto italiano che gli era stato appena fornito dal Krausz. A carico dell’Oriali gravano elementi di accusa: a ) fu l’Oriali a ricevere il passaporto dal Krausz. Prima di consegnarlo a Recoba, egli ebbe modo di esaminarlo e di rilevare che la data di emissione risaliva al 9 novembre 1998, cioè quasi un anno prima del giorno della consegna […] b ) Oriali ebbe anche modo di rilevare, esaminando il passaporto, che dal documento Recoba risultava residente a Roma, circostanza non corrispondente al vero, e che sul passaporto era applicata una fotografia del Recoba di cui egli “non sapeva nulla”. c ) fu l’Oriali ad incaricare Krausz dello svolgimento della “pratica” in Argentina e ad autorizzare, dopo aver ottenuto l’assenso della Società, il versamento della somma di 80.000 dollari pretesi dalla Liliana Rocca quale compenso per l’ottenimento del passaporto. d ) fu l’Oriali a promuovere un incontro con Baldini, alla presenza di Ghelfi, nel corso del quale venne chiesto al Baldini di assumersi tutta la responsabilità dell’operazione […] e ) l’Oriali, essendo a conoscenza dei precedenti infruttuosi tentativi svolti in Spagna per il conseguimento della cittadinanza comunitaria del calciatore, non poteva confidare nella correttezza e regolarità di un passaporto italiano di Recoba ottenuto in Argentina da una non meglio precisata “agenzia”, in tempi a dir poco fulminei, dal momento che egli sapeva che da parte di Recoba non era stata presentata ad alcuna autorità italiana la domanda di rilascio del passaporto.
Secondo quest’ultimo punto, la responsabilità di Oriali è gravissima: egli, infatti, ben conosceva le lungaggini burocratiche che comportavano pratiche di questo tipo e ne aveva fatto esperienza in Spagna, durante l`inutile ricerca dell`avo di Recoba. Oriali, il quale non ha mai avanzato richiesta di rilascio in italia, non poteva essere così ingenuo da credere che un passaporto ottenuto in un mese, e in Argentina, potesse essere regolare:
L’affermazione dell’incolpato, di non essere stato consapevole della pretesa illegittimità del documento e di non aver dubitato della correttezza delle persone alle quali aveva affidato, per conto della Soc.Internazionale, lo svolgimento della “pratica”, si riduce a mera allegazione difensiva priva di effettivo riscontro, che non intacca minimamente il completo e convincente quadro probatorio raccolto a suo carico.
Stabilita la colpevolezza di Oriali (la quale chiama pesantemente in causa anche Franco Baldini), rimane da sciogliere il nodo più importante: il ruolo di Rinaldo Ghelfi, amministratore delegato dell’Inter. Il suo coinvolgimento è fondamentale perché comporta la responsabilità diretta da parte della società nerazzurra. Secondo l’art.8, comma 6 del Codice di Giustizia Sportiva infatti:
La violazione delle Norme Federali in materia di tesseramenti di calciatori extracomunitari compiuta mediante falsa attestazione di cittadinanza costituisce grave illecito sportivo. Le Società, i loro dirigenti, soci e tesserati che compiano direttamente o tentino di compiere, ovvero consentano che altri compiano, atti volti ad ottenere attestazioni o documenti di cittadinanza falsi o comunque alterati al fine di eludere le norme in materia di ingresso in Italia e tesseramento di calciatori extracomunitari, ne sono responsabili e sono puniti ai sensi dei commi 7 e 8 seguenti. (Il comma 7 parla della responsabilità diretta e rimanda alle sanzioni previste dall’art.13, lettere f), g), h) i), nda)
La falsificazione di un documento costituisce quindi “grave illecito sportivo” e, in caso di responsabilità diretta, le pene sono severe: (in ordine decrescente di gravità) revoca di eventuali titoli conquistati (non è il caso dell’Inter), esclusione dal campionato di competenza, retrocessione in serie B, penalizzazione di punti in classifica. La sentenza della Disciplinare parla apertamente dell`attiva partecipazione di Ghelfi ma lo fa con una marchiana contraddizione. Dapprima infroma che l’amministratore delegato si sarebbe interessato del passaporto solo a rilascio ottenuto:
Al sig. Rinaldo Ghelfi, amministratore delegato alla Soc.Internazionale, viene contestata la partecipazione alla illecita condotta posta in essere dai tesserati della sua Società, Recoba ed Oriali in concorso con Baldini e con terzi non tesserati. Peraltro, dagli accertamenti svolti in sede di indagini risulta un intervento diretto del Ghelfi nella vicenda soltanto nel maggio 2000, momento in cui era divenuta di pubblico dominio la notizia di possibili irregolarità riguardanti il conseguimento dello status di comunitario da parte del calciatore della Lazio Veron.
Quindi, poche righe dopo, viene affermato che Ghelfi era ben cosciente fin dall’inizio di cosa comportasse l’avvio della pratica in Argentina. Oriali, infatti, non ha interessi personali ad ottenere un passaporto per Recoba, ma si è mosso solo dopo precise indicazioni societarie:
Oriali, non essendosi attivato per il passaporto di Recoba a titolo meramente personale, deve aver tenuti informati i vertici della Società sull’andamento della pratica. Dagli atti risulta che almeno in due momenti Oriali deve essersi consultato con i propri superiori: il primo quando si trattò di dare il “via” alla pratica in Argentina ed il secondo quando si trattò di effettuare su indicazione di Krausz, il bonifico di 80.000 dollari, che doveva essere autorizzato dai vertici societari.
Quindi, se Oriali sapeva della contraffazione del passaporto e non poteva non considerare 80 mila dollari una cifra spropositata, ci si chiede che cosa abbia detto a Ghelfi per ottenere il via libera all’operazione e il pagamento dell’importo. Inoltre, la sentenza rivela che la somma fu pagata “in nero”, fatto che aggrava ulteriormente la posizione dei vertici dirigenziali interisti. E’ infatti difficile immaginare che Oriali abbia sborsato, di tasca sua e di sua iniziativa, 80 mila dollari:
l’inesistenza nei libri contabili della Società di un pagamento di tale importo potrebbe significare che alla liquidazione del compenso si sia provveduto in forma non ufficiale, cosa che costituirebbe un ulteriore indizio di responsabilità a carico dei referenti di Oriali.
Il quadro accusarorio è quanto mai chiaro. Ci sono tutti gli estremi per un coinvolgimento diretto dell’Inter, a meno che non si considerino i suoi dirigenti incapaci di intendere e di volere. La Disciplinare, invece, non se la sente di affibbiare tale responsabilità all’Inter (=gravi sanzioni) e la sentenza, da una riga all’altra, cambia completamente registro, assolvendo miracolosamente Ghelfi:
Dagli atti, tuttavia, non è desumibile alcuna circostanza che faccia riferire al Ghelfi, in modo certo ed inequivoco, l’adozione di decisioni in tal senso, non potendosi escludere in modo assoluto l’ipotesi che altri soggetti abbiano provveduto nei predetti termini. Ritiene pertanto la Commissione che il sig.Rinaldo Ghelfi debba essere prosciolto dall’addebito. La Soc.Internazionale risponde dell’operato dei propri tesserati Recoba ed Oriali a titolo di responsabilità oggettiva.
Con una ridicola motivazione, che sarà superata in assurdità solo da quella di Calciopoli, la Disciplinare alleggerisce ll’Inter da ogni imputazione. Secondo la sentenza, quindi, Oriali avrebbe fatto tutto da solo: non ha avvisato nessuno e ha pagato personalmente gli 80 mila dollari. Niente male come dirigente.
Il 22 luglio la Caf conferma i verdetti di primo grado e l’Inter incredibilmente annuncia di sentirsi danneggiata. La protesta ufficiale del club è da circo delle comiche:
La pronuncia della Caf è iniqua in fatto, poiché non è stata riconosciuta l’evidente buonafede del Recoba e dell’Oriali, e in diritto, perché si è voluto punire il preteso tesseramento come comunitario del calciatore, nonostante la dichiarazione di illegalità della norma che discriminava i giocatori extracomunitari. Pare clamoroso che la pretesa violazione dei doveri di probità sia stata giudicata ben più grave dei casi di doping esaminati dalla Caf (in riferimento ai casi di Bucchi e Monaco, nda)
I lamenti interisti funzionano e, ad ottobre, la Camera di Conciliazione ed Arbitrato del Coni dà l’ultima pennellata al quadretto, riducendo la squalifica di Recoba a 4 mesi (il quale la sconta per metà in estate), quella di Oriali a 6 e abbassando l’ammenda alla società a un miliardo e quattrocento milioni. Ma manca ancora il responso della giustizia ordinaria per mettere la parola fine alla vicenda. Il 25 maggio 2006, sette anni dopo il fatto contestato, il Tribunale di Udine condanna Oriali e Recoba, i quali ammettono la falsificazione dei documenti (spunta anche una patente “taroccata” del calciatore) e patteggiano la pena:
ANSA – Il Gip del Tribunale di Udine, Giuseppe Lombardi ha accolto la richiesta di patteggiamento dell`attaccante uruguayano Alvaro Recoba dell`Inter e del dirigente nerazzurro Gabriele Oriali, infliggendo la pena di sei mesi di reclusione ciascuno (sostituita con una multa di 21.420 euro) per i reati di concorso in falso e ricettazione nell`ambito dell`inchiesta sulle procedure
seguite per far diventare comunitari giocatori che non avevano antenati in Europa. Nell`inchiesta, divisa in vari filoni, sono coinvolte 31 persone fra le quali 12 calciatori. Oltre al concorso in falso per l`assenza di antenati in Europa, a Recoba e Oriali l`accusa contesta il reato di ricettazione relativo alla patente italiana ottenuta dal calciatore uruguayano, che faceva parte di un gruppo di documenti rubati negli uffici della Motorizzazione di Latina.
La farsa si è finalmente conclusa: Oriali, che in sede sportiva ha negato di essere consapevole della contraffazione, si dichiara colpevole patteggiando la pena in sede penale. Una storia patetica che ha ancora un’appendice nell’estate del 2006: il 26 luglio, durante un telegiornale Rai viene annunciato che, in seguito alle sentenze di Calciopoli, lo scudetto 2005/06 è stato assegnato all’Inter. Per raccogliere le reazioni dell’ambiente nerazzurro si apre un collegamento con Brunico, dove la squadra sta per disputare un’amichevole. A rispondere alle domande dell’inviato c’è Gabriele Oriali, il quale parla di “scudetto dell’onestà”. Proprio quell’Oriali che due mesi prima aveva patteggiato la pena per truffa e ricettazione. Senza vergogna.
di Emilio Cambiaghi.
-RAID AD ANTENNA 3 I tifosi Interisti, come sempre molto sportivi e educati, nel giro di pochi anni si presentano più volte nella sede di Antenna 3 (TV Lombarda). Le ragioni sono le più varie, proteste per la presenza frequente nelle trasmissioni sportive di Luciano Moggi (inizio Ottobre 2006), in altre occasioni sempre perché secondo questi facinorosi la rete tv avrebbe sferrato attacchi gratuiti all`Inter. Il computo danni morali ed economici è difficile. Vengono minacciati: la rete tv, i giornalisti presenti, il direttore Ravezzani, gli ex giocatori presenti, ecc. Vengono danneggiati: seriamente autovetture, muri (scritte di vario tipo sempre con minacce), vetri, bidoni immondizia ecc ecc. Ad Ottobre 2006, solo la mediazione di Beccalossi (ex giocatore Inter), e del direttore Ravezzani, hanno evitato il peggio.
-VIERI fa causa all`Inter perché violata la sua privacy. E` dimostrato il pedinamento e le indagini nelle vita privata del giocatore, nel periodo in cui giocava nell`Inter. Dopo 100 gol e rotti con quella maglia è comprensibilmente offeso. Il presidente Moratti sul fatto non dice una parola. Per anni ha sbandierato ai 4 venti la stima per il giocatore. Ecco quale era la stima! VIERI spiato.
• I GRANDI CONSIGLIERI E LA LORO FEDINA PENALE: la squadra moralizzatrice si circonda di consiglieri che hanno patteggiato il carcere o sono stati agli arresti domiciliari (puliti dentro, belli fuori).
• 800 MILIONI DI EURO SPESI DA MORATTI (IN 15 ANNI) PER NON VINCERE UN BEL NIENTE (fatta eccezione per quanto vinto dal suo tesserato Guido Rossi – Commissario sub-morattiano super partes). Con tutti quei soldi avremmo salvato milioni di bambini dell’Africa centro occidentale
• IL NUMERO DI GIOCATORI E ALLENATORI MESSI SOTTO CONTRATTO FINO ALL’ESTATE 2006 (non dimentichiamo che Moratti i soldi che tira fuori poi vengono scalati da quelli che l’azienda di famiglia dovrà pagare al fisco italiano, e cioè siamo noi poveri sfigati che abbiamo pagato i sotto elencati 161 giocatori e i 9 allenatori) PORTIERI (14) Ballotta Bindi Carini Cordaz Ferron Fontana Frey Frezzolini Julio Cesar Mazzantini Orlandoni Pagliuca Peruzzi Toldo DIFENSORI (57) Adani Andreolli Angloma Bergomi Bia Blanc Brechet Burdisso Camara F.Cannavaro Centofanti Cirillo Coco Colonnese Conte M. Cordoba Domoraud Favalli Ferrari Festa
Fresi Galante Gamarra Georgatos Gilberto Gresko Grosso Helveg Macellari Maicon Materazzi Maxwell Mezzano Mihajlovic Milanese Padalino Paganin A. Paganin M. Panucci Pasquale Pedroni Pistone Rivas Roberto Carlos Samuel Sartor Serena M. Silvestre Simic Sorondo Tarantino Tramezzani Vivas West Wome J.Zanetti Ze Maria CENTROCAMPISTI (56) Almeyda Beati Berti Bianchi Brocchi Cambiasso Carbone Cauet Cinetti Dacourt Dalmat
D’Autilia Davids Dell’Anno Di Biagio Djorkaeff Emre Fadiga Farinos Figo Gonzalez Guglielminpietro Ince Jonk Jugovic Karagounis Kily Gonzales Lamouchi Luciano Manicone Morfeo Moriero Nichetti Okan Orlandini Orlando Paolo Sousa Peralta Pirlo Pizarro Seedorf Seno Sergio Conceiçao Sforza Shalimov Simeone Solari Stankovic Vampeta Van Der Meyde Veron Vieira Winter Zanchetta Zanetti C. Ze Elias ATTACCANTI (34) Adriano Baggio Batistuta
Bergkamp Branca Caio Choutos Colombo Corradi Crespo Cruz Delvecchio Di Napoli Ferrante Fontolan Ganz Ibrahimovic Kallon Kanu Keane Roy Martins Mutu Pacheco Panchev Rambert Recoba Ronaldo Russo Sinigaglia Sukur Ventola Veronese Vieri Zamorano ALLENATORI (9) Castellini Cuper Hodgson Lippi Lucescu Mancini Simoni Verdelli Zaccheroni Manca Orrico? O mi sbaglio?
La gabbia di Orrico chi se la dimentica? Sembravano delle scimmie!
-RAPPORTI MOGGI - MORATTI Negli anni trascorsi alla guida dell`Inter, Massimo Moratti ha esternato più volte lamentele sugli arbitraggi, a suo dire favorevoli solo alla Juventus. In diverse occasioni ha fatto "velatamente" capire, che il responsabile avrebbe potuto chiamarsi Luciano Moggi. Ne era così convinto che ha cercato di averlo all`Inter. Sembravano solo voci (più o meno fondate) di interessamenti, ossia "corteggiamenti" vari da parte di altri club, confermate anche dalla visita di Moggi a Palazzo Grazioli ospite di Silvio Berlusconi. La visita è certa perché c`erano testimoni. (è cosa nota!) Per la serie: vediamo chi riuscirà a strapparlo alla Juve! Esplosa "calciopoli", Massimo Moratti ha dichiarato di non aver mai cercato di assumere il signor Moggi. Moggi ha dichiarato che non solo ha avuto contatti con il signor Moratti, ma che esisteva anche un contratto. Difesa patetica di un colpevole? Il 07/11/2006 l`ex giocatore Brambati, in una trasmissione sportiva di 7GOLD ha dichiarato di aver visto nel 2003 il contratto firmato da Massimo Moratti, con il quale veniva ingaggiato Moggi per l`Inter. Sul fatto che nella trasmissione era presente il noto giornalista Zazzaroni, il quale, con un fare tra il serio e l`ironico, diceva che forse la firma era falsa... è meglio sorvolare! Si deduce quindi, che più o meno dal 1999 al 2006 il signor Moratti ha cercato di assumere Moggi come dirigente per l`Inter. La testimonianza di Brambati dimostra che esisteva un pre-contratto firmato. Di recente Luciano Moggi è stato visto a Milano, davanti alla sede della Saras di Moratti. Non si sa se è vero oppure no. Di certo c`é solo la dichiarazione di Moratti (resa dopo l`esplosione di calciopoli), in cui afferma di non aver mai voluto Luciano Moggi all`Inter. Anche in questo caso Massimo Moratti mente. Se così fosse l`Inter ha decisamente dimostrato ancora poca SPORTIVITA` e molta SCORRETTEZZA, perché se DAVVERO esisteva un sistema sporco, l`obbiettivo era entrarci e non smantellarlo! ALTRO CHE ONESTA`! Sempre tanti complimenti! -RAPPORTI MEANI - MORATTI Nella trasmissione Lunedì di rigore, in collegamento telefonico, Daniele Lo Monaco giornalista del ROMANISTA, ha affermato che l`Inter nella persona di Giacinto Facchetti, voleva assumere Meani. Il fatto ha molte analogie con la proposta e il contratto con Moggi. La fonte è decisamente anti-Juventina, e si è distinta per aver lanciato una campagna anti-Moggi in modo da avere la ROMA in champions league. Ma la notizia, visto il punto precedente, potrebbe essere plausibile. Se così fosse l`Inter ha decisamente dimostrato ancora poca SPORTIVITA` e molta SCORRETTEZZA, perché se DAVVERO esisteva un sistema sporco, l`obbiettivo era entrarci e non smantellarlo! ALTRO CHE ONESTA`! Sempre tanti complimenti!
APPROFONDIMENTO SPECIALE SUGLI SCANDALI SESSUALI INTER, MEDIA, SESSO, E LA SPORTIVITA` Dalla nascita del calcio ad oggi gli scandali sessuali vicini al professionismo e alle squadre di calcio, sono innumerevoli. Toccano decine di squadre ogni anno in tutto il mondo. Si tratta di un fenomeno molto diffuso. Per non sembrare di parte, basta dire che il mitico attaccante della Juventus Cesarini (quello della zona Cesarini, ossia gol negli ultimi minuti), ha persino rilasciato interviste e dichiarazioni circondato da prostitute.... Sempre per non sembrare di parte, basta dire che alcuni anni fa il mitico attaccante della Roma Totti, è persino stato vittima del programma di Mediaset "Scherzi a parte", nel quale una giovane donzella si offriva a lui come un pasticcino da assaporare... Li hanno fermati in tempo... (la gag era che.... se non ricordo male all`epoca il giocatore era fidanzato... ma forse sbaglio) Credo che non sia giusto dare giudizi morali su questo tipo di comportamenti, che hanno a che fare con la vita privata delle persone. Però i giudizi morali si possono e si DEVONO dare, sulle persone che strumentalizzano queste cose magari per buttare fango sulla Juventus. Alcuni anni fa gli Interisti, i media romani e milanesi, e gli anti-Juventini in generale hanno alzato un polverone enorme su una vicenda riguardante una casa d`appuntamenti a Torino. Il nome era VIVA LAIN (una specie di centro massaggi dove le massaggiatrici avevano la bizzarra abitudine di massaggiare gli uomini, più nelle parti basse che nelle parti alte). Il posto era frequentato da giocatori di Juventus e Torino, vennero trovate agende, appuntamenti, numeri telefonici, ecc Si fecero anche i nomi di altre squadre che durante le trasferte.... eventualmente approfittavano dell`ospitalità di Torino. Gli inquirenti fecero in modo di non fare trapelare i nomi, ma alla fine qualche nome venne fuori ugualmente. Una delle protagoniste dello scandalo venne invitata più volte al Maurizio Costanzo Show, raccontò di essere stata solo una segretaria...ecc ecc Nel giro di 2 giorni del Torino non si parlò più, e si continuò solo a parlare di Juventus. (Complimenti ai media anti-Juventus!) Uno dei nomi che venne fuori da quell`episodio fu quello di Paolo Montero, ma non ci sono state conferme ufficiali. Da questo momento in poi l`ironia sul giocatore si diffuse ovunque, ci si appoggiava anche ai falli duri del giocatore sul campo di gioco. Il ritratto che in quegli anni viene fatto di Paolo Montero come uomo è allucinante. (tipo: neanche nei peggiori bar di Caracas!) Ricordo le trasmissioni sulle tv lombarde.... E` bene ricordare che l`assassino che va a prostitute, si è invece distinto per essere stato di una umanità e sensibilità STRAORDINARIE, quando saputo della vicenda Pessotto, rinuncia alle vacanze e parte dal sudamerica per correre al capezzale del ex-compagno di squadra. E` rimasto insieme a Pessotto per alcuni giorni. I media e i giornalisti interisti e anti-Juve hanno come sempre sorvolato.Ringraziamo i giornalisti e tanti tanti complimenti! Il colmo però si raggiunge in una trasmissione di Lunedì di rigore (ottobre 2006). Il direttore Ravezzani ormai interista fino al midollo, (anche solo per conservare integra la sua autovettura, vedere raid ad Antenna 3), rinfaccia a Moggi il fatto del VIVA LAIN. Sempre tanti tanti complimenti! Allora è bene ricordare almeno agli interisti e al direttore Ravezzani, alcuni fatti. Chiamiamoli sottocapitoli.
-Le discoteche di Milano sono state diverse volte teatro di siparietti vari. (mi limito solo a dire che i giocatori Interisti ne sono stati sempre ottimi protagonisti) -Come già detto in precedenza... Il giorno dopo l´irruzione della polizia in un bordello milanese, dove vengono scoperti e messi a verbale i nomi di 6 giocatori nerazzurri, l`Inter emette un menzognero comunicato in cui nega il fatto; inchiodata da pubblici verbali l`allenatore due giorni dopo non può che ammettere che i sei..... sono giocatori dell`Inter. -I media per anni hanno fatto di Ronaldo un quadretto da sogno. Il povero ragazzo semplice e sorridente, che dalla povertà del Brasile viene a regalare alla vista del mondo occidentale tutto il suo talento. Il programma di Gianni Minà con intervista a Ronaldo e la sua mamma, è diventato un oggetto di culto. La mogliettina che gioca a calcio, il bimbo che nasce con affianco il papà, ecc Ormai però con diversi scandali, scandaletti, separazioni, ecc l`immagine dell`uomo (comunque grandissimo talento) è offuscata. Carnevale di Rio, la vita notturna Madrilena, (che non deve essere molto diversa da quella di Milano), ecc... L`incidente al ginocchio e la fuga a Madrid appena guarito... Nel periodo in nerazzurro il giocatore Ronaldo, una sera viene a contatto con una pornostar di nome AXEN. Il tutto avviene in un locale Milanese, tralasciando i dettagli, i fatti sono noti perché il luogo era pubblico... Qualche giornalista (non sportivo ma di gossip), cercherà in seguito di sapere se c`è un fidanzamento "caldo" in arrivo. No, si scoprì.La risposta della procace pornostar a qualche domanda fu: "quella sera mi andava così". -Su Adriano.... si è già detto molto (analogie con la vita di Ronaldo). e fermiamoci qua, meglio non parlare del figlio..... Ora il fatto che i giornalisti filo-Interisti o comunque anti-juve, facciano la morale o dell`ironia sui eventuali fatti a luci rosse avvenuti in casa Juve, credo che sia vergognoso! Perché quando avvengono in casa Juve, sono delle cose sporche e losche, quando avvengono in casa Inter sono delle semplici ragazzate! Il signor Moratti più volte su questi temi ha presentato i fatti, come stupidate da ragazzi in discoteca. I giornalisti filo inter, di cui tutti conosciamo i nomi, hanno fatto la stessa cosa. Sempre tanti tanti complimenti per l`onestà intellettuale! per l`etica! per la morale! Come sempre l`intero mondo Inter può permettersi di fare la morale agli altri. Loro sono sempre così puliti...
1983 LA PARTITA TRUCCATA Nel 1983 Bagni dichiarò che la partita Genoa-Inter 2-3 era stata truccata (denuncia insabbiata) Campionato 1982/83. Sestultima giornata. A Marassi è in cartellone Genoa-Inter. I rossoblu hanno bisogno di punti salvezza; i nerazzurri, al termine di una stagione sostanzialmente incolore, non devono perdere il treno per l´Europa. Facile prevedere un pareggio. Affari sicuri per il sottobosco del calcio-scommesse. 2-2 all´85´. Salvatore Bagni, allora emergente centrocampista della Beneamata, oggi commentatore Sky, segna il gol del 3 a 2. Nessun interista esulta. Rabbia e cazzotti negli spogliatoi. Il caso poi si scioglie come neve al sole. Il Palazzo si industria per annacquare il tutto. (Recensione di Andrea Parodi) 2000 GLI ELETTROSTIMOLATORI NERAZZURRI E´ l´anno dei "famosi" Rolex giallorossi regalati da Sensi agli arbitri. Platealmente scoperti questi sono costretti a restituire il gentile cadeau. Ma un arbitro più solerte degli altri restituisce anche un elettrostimolatore regalato dalla dirigenza interista, dichiarando di averlo ricevuto dall´Inter e come lui molti altri arbitri professionisti
SPECIALE DOPING
Tutti lo sappiamo è normale nello sport, e da sempre se ne parla. Non è bello ma succede molto spesso. Esempi.
1 Coppi lo ammesso in interviste televisive... -"la prendi la bomba?" -"si, quando serve." Coppi e Bartali ci hanno persino scherzato sù in un programma della Rai tanti anni fa. I due ciclisti hanno cantato assieme una canzone dove si prendevano in giro l`uno con l`altro.
2 Più esperti di doping dei tedeschi però al mondo ce ne sono pochi... Quelli più vecchi di noi si ricorderanno la finale mondiale del 1954 contro gli ungheresi. I tedeschi correvano come pazzi (poi diventarono tutti gialli) e furono ricoverati in clinica e..... ...ricordo che continuarono a giocare ma ... non ebbero mai più performance come quella della finale.
3 Atletica Americana in questi anni? M.Jones, ecc
4 Mondiali di calcio USA 1994: Diego Armando Maradona
Mi fermo qui con gli esempi. Parliamo di Inter. Qualcosa si è già detto, a volte dati certi (almeno dal punto di vista statistico), a volte solo sospetti. (vedere sopra Inter`60, Wome, Martins, Georgatos, ecc). Per onestà intellettuale facciamo una disamina breve ma chiara. Ecco alcuni dati, dopo li analizziamo.
-28/02/2005 MILANO - Si è spento ieri Bruno Padulazzi, ex terzino nerazzurro campione d`Italia negli anni `52-`53 e `53-`54. Padulazzi, classe `27, arrivò all`Inter nel 1950; ha vestito la maglia nerazzurra per cinque stagioni collezionando 95 presenze e una rete. Domani, nella chiesa di Solcio di Lesa, in provincia di Novara, si terranno i funerali. Padulazzi faceva parte di quella era stata definita l`Inter delle "Zeta", in cui militavano anche il portiere Ghezzi e l`altro terzino Giacomazzi. Purtroppo anche lui morto di un male incurabile, casualità o cosa?
-TESTIMONIANZA DI FERRUCCIO MAZZOLA (vedere sopra)
-LA DENUNCIA DI GEORGATOS: "DOPING ANCHE ALL`INTER". (qui la metto più completa) "In squadra c`era chi prendeva pillole". Grigoris Georgatos in contropiede è andato poche volte almeno nei due anni passati ad Appiano Gentile. Centrocampista offensivo o attaccante aggiunto, della sua breve tappa milanese si ricordano in pochi, una parentesi a riflettori spenti. Oggi, il quasi trentaquattrenne greco alle dipendenze del tecnico norvegese Trond Sollied all`Olympiacos scuote però l`ambiente nerazzurro dalle colonne del quotidiano Ethno Sport. E` una lunga confessione quella di Georgatos, un` intervista che suona come un atto di accusa all`indirizzo di qualche compagno di avventura di allora. "... non ho mai fatto uso di anabolizzanti nella mia carriera, ma ho visto alcune cose ed ho capito cosa stava accadendo...", e ancora: "... il club non aveva niente a che fare, ho visto giocatori prendere pillole e fare iniezioni... l`Inter non c`entrava nulla... c`erano gruppi di persone che rifornivano i giocatori....". Affondi pesanti, passaggi che vogliono, nelle intenzioni del centrocampista greco, svelare certe pratiche di spogliatoio senza che la società ne fosse a conoscenza. L`Inter non avrebbe alcuna responsabilità, ci tiene a precisare più volte Georgatos. Nessun dirigente nerazzurro poteva essere al corrente di "... pillole o punture... sospette". L`atto di accusa continua e, senza svelare i nomi dei giocatori, il centrocampista greco disegna comunque un identikit, seppur sbiadito, dei suoi accusati. "... chi gioca per tanti anni ad alti livelli non ha bisogno di ricorrere agli anabolizzanti... chi gioca pochi anni ad altissimi livelli e poi sparisce invece..."
ORA ANALIZZIAMO: Certo, un male incurabile fa pensare, ma Padulazzi è morto a 79 anni, quindi un`età ragionevolmente avanzata. La vita eterna non esiste. Il doping può anche essere escluso (almeno dal punto di vista statistico), persino se Padaluzzi avesse testimoniato di aver assunto pasticche "particolari", la sua età molto avanzata non permette di poter fare nessun tipo di riflessione. Quello che non torna sono i 7 morti della Grande Inter tutti con 60 anni o poco più. D`accordo che erano altri tempi e che i controlli antidoping erano ancora tutti da definire, ma non può essere un caso che la Fiorentina anni `70 e la Grande Inter abbiano avuto "troppe" morti sospette. La Grande Inter è, con la Fiorentina anni `70 (quella dei Saltutti, Beatrice, Antognoni, Mattolini, ecc...), quella che ha avuto più casi di morti (o malattie) sospette legate al doping. Questa la lista dei deceduti della Grande Inter:
-Marcello Giusti, morto a 54 anni per un tumore al cervello -Carlo Tagnin, morto a 68 anni per un tumore alle ossa -Armando Picchi, morto a 35 anni per un tumore al midollo -Mauro Bicicli, morto a 66 anni per un tumore al fegato -Giacinto Facchetti, morto a 64 anni per un tumore al pancreas -Fernando Miniussi, morto a 62 anni per cirrosi evoluta da epatite C -Giuseppe Longoni, morto a 63 anni per ictus da vasculopatia cronica
Una lista molto fornita e forse neanche molto aggiornata. Bisognerebbe andare alla ricerca di tutti i giocatori delle rose di quegli anni, e vedere se sono tutti ancora vivi. E se sono morti, di quali malattie? Chissà quanti semisconosciuti hanno fatto questa fine. E non sono solo morti e basta, ma ci sono un`infinità di dichiarazioni di ex calciatori, medici o dirigenti sulla situazione di alcune squadre dell`epoca. E dico "alcune" perché, per esempio tra quelle la Juventus non c`è. Facciamo un esempio. Provate a leggere i seguenti libri:
-F.Mazzola "Il terzo incomodo" Bradipo Libri -C.Petrini "Nel fango del dio pallone" Kaos -F.Calzia, M.Caremani "Palla avvelenata" Bradipo Libri -M.Barletta "Il calcio in farmacia" Lindau
o a fare delle ricerche su internet riguardo al doping degli anni `60-`70 Troverete di tutto su Inter, Roma, Fiorentina e qualche altra squadra ma NIENTE, dicesi NIENTE sulla Juventus (di Juve si parla solo del recente processo di Guariniello). Non può essere un caso. Se il doping lo facevano tutti all`epoca perché nessun calciatore della Juventus è morto a 50 anni per malattie incurabili? Questa è la grande differenza. Della Juve si parla (anche in quei libri) di doping solo in relazione al processo di Guariniello e alle frasi di Zeman, che sappiamo benissimo quale valore probatorio hanno. Non potendo parlare di doping si sono inventati la storia dell` "abuso di farmaci". C`è una bella differenza! Non è giusto dire che Facchetti è morto per colpa del doping. Può essere una vaccata colossale, ma potrebbe anche essere vero. Allo stesso modo non è giusto dire: "non parliamo di Facchetti".
No, delle persone, morte o vive che siano, se ne può parlare. Una cosa è dire "Facchetti dopato", una ben diversa è parlare dei morti della Grande Inter tra i quali, purtroppo, figura anche Giacinto. Basta farlo con civiltà e senza giungere a conclusioni affrettate: un conto è accusare, un altro discutere. Non mi piace chi si nasconde dietro al rispetto per i defunti per non dare risposte. I giornali a volte accennano ma non approfondiscono. La TV continua a fare finta di niente, se parla di doping parla o di ciclismo o di atletica leggera della Germania est, Americana, Cinese, ecc Le dichiarazioni di Georgatos, in TV continuano ad essere ignorate come gli altri avvenimenti recenti dello spogliatoio nerazzurro (gestione Moratti Massimo). Per il periodo Moratti Angelo idem. Facchetti e Inter vengono considerate come epoche pulite gloriose e indimenticabili. GLI UNICI COMPLIMENTI VANNO A FERRUCCIO MAZZOLA, CHE HA AVUTO IL CORAGGIO DI RENDERE PUBBLICI QUESTI FATTI! BISOGNA INVECE RICORDARE AL MONDO E AGLI INTERISTI, CHE ANCHE SOLO DAL PUNTO DI VISTA SPORTIVO, LE VITTORIE DI QUEGLI ANNI SONO CONDIZIONATE. VI SONO IN BACHECA SCUDETTI ILLEGITTIMI E DA ANNULLARE VI SONO IN BACHECA COPPE CAMPIONI ILLEGITTIME E DA ANNULLARE. TANTI, TANTI COMPLIMENTI: PER LA MANCANZA DI RISPETTO NEI CONFRONTI DEI GIOCATORI DECEDUTI.... PER IL CONTINUO INSABBIAMENTO.... PER I TROFEI VINTI IN MODO ILLEGITTIMO... PER IL FANGO CHE OGNI VOLTA BUTTANO SULLA JUVENTUS PARLANDO DEL PROCESSO DI GUARINIELLO.... E PER LA DISONESTA` INTELLETTUALE CHE CONTINUANO A DIMOSTRARE! METTENDO ANCHE IN PERICOLO LA VITA DEI GIOVANI CHE SI AVVICINANO AL MONDO DEL CALCIO. ECCO TUTTA L`ONESTA` DI CASA INTER, E DEI GIORNALISTI FILO-INTER CHE CONTINUANO A FAR FINTA DI NIENTE.
APPROFONDIMENTO SPECIALE GUIDO ROSSI Biografia&Ricordi
Nato a Sovere in provincia di Bergamo Alunno del Collegio Ghislieri, si è laureato in giurisprudenza a Pavia nel 1953, conseguendo il Master of Laws all`Università di Harvard, dopo pochi anni iniziò la sua carriera di docente universitario occupandosi inizialmente a Pavia di diritto commerciale e di diritto privato comparato e trascorse dei periodi d`insegnamento anche a Trieste e a Venezia, prima di finire a Milano. Nel 1981 venne nominato presidente della CONSOB da Beniamino Andreatta, ministro del Tesoro. Alla guida della Ferfin-Montedison durante la crisi Ferruzzi, Rossi sovrintende ad operazioni finanziarie importanti, come l`acquisizione del Credito Bergamasco dal Credit Lyonnais. Arriva poi dapprima alla presidenza di Ferfin-Montedison ed in seguito alla guida della Telecom Italia, orientata alla privatizzazione. Dal 1987 al 1992 Rossi visse un`esperienza politica, che fu solo una breve parantesi nella sua carriera, venendo eletto, come indipendente, senatore nelle liste del Partito Comunista Italiano. In tempi più recenti ha tutelato per un anno gli interessi della banca olandese Abn Amro, che dopo l`inchiesta sui vertici della Banca Popolare Italiana ha avuto il via libera per aggregare l`istituto padovano. Nel 2003 è stato avvocato di Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, a seguito degli scandali Cirio e Parmalat. La sua passione per lo sport e l`amicizia personale con Massimo Moratti, lo portano a ricoprire per quattro anni la carica di consigliere nel Consiglio d`Amministrazione dell`Inter. Docente a contratto di Filosofia del Diritto presso l`Università "Vita-Salute" S. Raffaele di Milano. Il 16 maggio 2006 Guido Rossi viene nominato commissario straordinario della Federazione Italiana Gioco Calcio, dopo lo scandolo di Calciopoli. Il 22 maggio 2006, a diciotto giorni dall`inizio dei mondiali di calcio 2006, che risulteranno poi vittoriosi per l`Italia, sceglie di confermare alla guida della Nazionale di calcio Marcello Lippi, marginalmente coinvolto nello scandalo denominato calciopoli, nonostante pressioni popolari e da parte della stampa perché fosse rimosso dall`incarico. Il 26 luglio 2006, dopo aver delegato lo studio dell`argomento a un comitato di tre saggi (Gerhard Aigner, Massimo Coccia e Roberto Pardolesiassegna), decide di assegnare il titolo di Campione d`Italia per la stagione 2005/2006 all`Inter, che era rimasto non assegnato in seguito al verdetto della giustizia sportiva verso la Juventus, retrocessa in serie B, che era giunta prima e anche riguardo al Milan giunto secondo ma penalizzato di 30 punti. Il 15 settembre 2006, dopo le dimissioni di Marco Tronchetti Provera, viene nominato nuovamente presidente di Telecom Italia. Il 19 settembre 2006 si dimette da commissario straordinario della FIGC. FINE BIOGRAFIA? EH.. NO! Adesso viene il bello!
Diciamo un`altro paio di cosette. (più di un paio) Un bel riepiloghino: -Nell`estate 2005 (come già detto) vendita fasulla dei diritti di sfruttamento del marchio Inter in modo da consentirle di truccare i bilanci per 158 milioni di Euro; si ricorda che non avrebbe potuto partecipare al campionato 2005-06 (quello dello scudetto fittizio); ma Guido Rossi (toh, guarda chi c`è, sempre questo ex dirigente nerazzurro che assegna gli scudetti!) della COVISOC riammette l`Inter ed addirittura concede uno sconto (ricapitalizzazione di soli 40 milioni e non di 158, con decurtazione del 75% del malloppo). Proprio di recente, in correzione a quanto scritto su questa vicenda dal SOLE24ORE, la COVISOC è intervenuta affermando l`autonomia perfetta in cui si è mossa, e affermando anche che praticamente Guido Rossi non ha avuto molto a che fare con la vicenda. E secondo la COVISOC noi dovremmo essere così ingenui da credere a queste cose qui. -Dopo la condanna penale di Oriali il 25 Maggio 2006, (ricordate i passaporti falsi no?) si riaprivano nuovi scenari anche per la giustizia sportiva. Ma lo sceriffo Guido Rossi, provvedeva ad insabbiare il tutto, consegnando il nuovo fascicolo a Borrelli solamente dopo che l`associazione "orgoglioinbianconero" aveva provveduto a denunciarlo per omissione di atti di ufficio alla procura della repubblica di Roma. -Nel corso dello scandalo cosiddetto “Moggiopoli”, giungono a Guido Rossi da tutt’italia segnalazioni su comportamenti illeciti tenuti da altre squadre (Inter, Milan, Roma, Lazio, Parma ecc.). L’argonauta (definizione data da Della Valle) decide di perseguire penalmente chi segnala tali comportamenti perchè “INTRALCIA IL LAVORO DELLA GIUSTIZIA!!!” -Il 26 luglio 2006, dopo aver delegato lo studio dell`argomento a un comitato di tre saggi (Gerhard Aigner, Massimo Coccia e Roberto Pardolesiassegna), decide di assegnare il titolo di Campione d`Italia per la stagione 2005/2006 all`Inter. Se i tre saggi avessero detto che, comunque lo scudetto si può anche assegnare ad una squadra che retrocede, lui gli avrebbe dato ascolto? No di certo! (anche se i regolamenti prevedono questa possibilità) Lo scudetto e la classifica infatti possono anche non coincidere. Per esempio una squadra può vincere lo scudetto e fallire la settimana dopo. L`iscrizione al nuovo campionato non sarebbe più possibile, ma lo scudetto dovrebbe rimanere sulla maglia di chi lo ha vinto. La squadra sarebbe retrocessa per esempio in C, ma con lo scudetto sulla maglia. Persino l`UEFA vuole solo la classifica, e non vuole sapere chi è il vincitore. All`UEFA bastano i nomi da iscrivere ai tornei Europei. I tre saggi avrebbero potuto prospettare 20 ipotesi diverse, ma indovinate quale avrebbe scelto il mitico Guido? Lo scudetto di legno sulla maglia dei nerazzurri! è chiaro no!?!? -Prima ancora delle sentenze sportive DEFINITIVE di calciopoli, il signor Guido Rossi aveva già assegnato lo scudetto all`Inter, sua squadra del cuore. -Il signore in questione è anche stato avvocato per Inter Milan e Juventus sulla faccenda dei diritti televisivi. -Dobbiamo parlare della telecom? e dei rapporti tra l`Inter e la telecom? e della telecom sponsor del
campionato Italiano? Guido Rossi è attualmente in telecom. (ALLA GUIDA non fa mica l`usciere!) -Abbiamo anche detto che nel 2003 è stato avvocato di Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, a seguito degli scandali Cirio e Parmalat. Va anche detto che Capitalia è il maggiore creditore di Telecom, e Telecom è almeno finora, un oggetto della lobby Tronchetti-Moratti (Capitalia possiede metà della Roma (49%)). Insomma ci siamo capiti no? -Durante il ritiro della nazionale Italiana in Germania (mondiali 2006), durante un`intervista il difensore Fabio Cannavaro ha preso le difese della sua squadra di club (JUVENTUS) e dell`ex-dirigente Moggi, ed ha sottolineato anche la faziosità delle intercettazioni. Il signor Guido Rossi si è recato in fretta e furia in Germania a fare quello che si fa in un qualunque paese dove c`è una dittatura: zittire chi non è d`accordo oppure sottometterlo. Il giorno dopo infatti Cannavaro corregge le dichiarazioni del giorno prima, e viene costretto a dire le solite panzane: