Conte e la giustizia sportiva, una partita ancora tutta da giocare
Palazzi al lavoro sulle carte di Bari per il processo che si terrà a fine campionato. Decisiva sarà l’interpretazione delle parole di Kutuzov e Gillet
MILANO, 12 gennaio 2013 - Che Antonio Conte inciampi di nuovo nella giustizia sportiva che l’ha già giudicato colpevole di omessa denuncia, al momento, è solo una possibilità. Ma il rischio c’è. Solo dopo la solita procedura della Procura di Palazzi, che in primavera darà il via al valzer di audizioni per approfondire la questione in prospettiva di un processo da istruire intorno a giugno, le cose saranno più chiare per tutti sulle due combine del Bari (con Treviso, maggio 2008, e Salernitana, maggio 2009).
Ma la possibilità non è da escludere se si fa un parallelo tra le due inchieste, Cremona e Bari, dalle quali è transitato Conte. Il terreno preparato dai verbali baresi potrebbe essere, se vogliamo, ancora più scivoloso rispetto all’estate scorsa per due motivi: il primo è che Conte ha già una condanna passata in giudicato (i 4 mesi) che costituiscono un precedente; il secondo è che i 4 mesi di squalifica per AlbinoLeffe-Siena sono arrivati per la confessione dell’illecito resa da Stellini, all’epoca suo collaboratore, e quindi perché Conte «non poteva non sapere». Il fatto è che ora, a Bari, qualcuno si è sbilanciato di più dichiarando che il tecnico «sicuramente» sapeva di quel Salernitana-Bari. Certamente non dei soldi sottobanco, infatti non è mai stato indagato dalla Procura pugliese (mentre risulta ancora indagato a Cremona), ma che la partita avrebbe potuto prendere la piega che poi ha preso. Decisivo sarà capire se Conte aveva solo capito che la squadra non si sarebbe impegnata, o se aveva capito che avrebbe perso.
La Procura Figc ascolterà tutti gli interrogati a Bari o zone limitrofe, Conte compreso. E, in particolare, approfondirà le posizioni dei tre che potrebbero rimettere nei guai l’attuale tecnico della Juve. Diciamo due e mezzo considerata l’inversione a «U» di Gillet tramite fax. Per ora Palazzi legge e rilegge il verbale del portiere e capitano di quel Bari, la ricostruzione del rifiuto a giocare di Colombo («Disse di non voler giocare in una squadra ''moscia’’») espresso davanti al tecnico («...c’era anche Conte che, ascoltate le parole di Colombo, non lo schierò. Ci fece capire di volere sempre il massimo e prese atto della situazione»). Una versione che, prima di Natale, l’«ondivago» Gillet ha ritrattato, nessuna riunione e nessun episodio, generando negli inquirenti baresi qualche sospetto. E poi ci sono le dichiarazioni di Kutuzov e Lanzafame che devono essere analizzate dall’angolo della giustizia sportiva visto che a Bari dell’omessa denuncia non importa niente. Kutuzov è più esplicito: «Ci disse che lui era comunque con noi (...) Sicuramente sapeva qualcosa». Ma, essendo un giocatore svincolato, che ha ormai chiuso la carriera, potrebbe anche non presentarsi in Figc, lasciando così Palazzi senza le parole più dure contro Conte. Anche Lanzafame, per la partita col Treviso, insinua il dubbio: «Ci disse che se ci fosse stato qualche comportamento sleale avrebbe sostituito qualche giocatore anche dopo 10’», il che fa balenare l’idea di una consapevolezza del tecnico. E poi c’è il Tnas con il suo dispositivo su Conte per il caso-Siena, nel quale si sottolineava il lasso di tempo senza denuncia che passò dalla confessione di Stellini all’audizione del tecnico in Procura Figc. Ora potremmo tornare alla stessa situazione: «Stellini venne da me e disse che su Bari-Salernitana c’era qualcosa — si legge nel verbale di Conte —. Io lo mandai via brutalmente e non lo feci nemmeno parlare».