Esclusivo: tutti i segreti della Gea
Mancini non c'entra con la fiduciaria che era azionista della società dei procuratori sotto inchiesta per Calciopoli. Alessandro Moggi, Chiara Geronzi, Franco Zavaglia, Francesca Tanzi, Giuseppe De Mita, Riccardo Calleri: così è nata ed è finita la più potente agenzia che monopolizzava il calciomercato
"Mancini, che aveva il 40% della Gea, sapeva del caso Telecom". Queste "parole e musica" eseguite da Luciano Moggi (nella foto) domenica 11 febbraio nella trasmissione televisiva "Buona Domenica" hanno riaperto uno dei principali filoni di Calciopoli, quello della Gea World, la società di procuratori sportivi (posta in liquidazione dal 1° agosto 2006) fondata nel 2000 e detenuta da un pugno di "figli di papà".
Le indagini dei Pm romani, Maria Cristina Palaia e Luca Palamara, si sono concluse alla fine della scorsa settimana con la richiesta di rinvio a giudizio per l’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata all’illecita concorrenza con minaccia e violenza privata per sette indagati.
Essi sono: Luciano Moggi (ex consigliere di amministrazione e direttore generale della Juventus), suo figlio Alessandro (ex presidente della Gea; i due insieme nella foto), Franco Zavaglia (ex amministratore delegato della Gea), Davide Lippi (figlio dell’ex ct della nazionale Marcello e procuratore della Gea), Riccardo Calleri (socio Gea), Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo (ex collaboratori di Luciano Moggi).
Invece, l’ex presidente del Perugia, Luciano Gaucci, è indagato solo per illecita concorrenza. I due Pm hanno chiesto l’archiviazione per Giuseppe De Mita (ex socio e direttore generale della società di procuratori) e di Chiara Geronzi (ex presidente e socio della Gea), in un primo tempo coinvolti per lo stesso reato associativo.
Quest’ultima, durante un interrogatorio reso in veste di indagata alcuni mesi fa davanti ai magistrati inquirenti aveva dato la sua spiegazione per difendersi dalle ipotesi accusatorie. "Soci fondatori siamo stati io, Francesca Tanzi, Andrea Cragnotti e Giuseppe De Mita. Le quote societarie erano queste: il 20% lo detenevo io, il 20% la Tanzi, il 20% Cragnotti e poi c’era un 40% in mano alla società Romafides, fiduciaria composta da Giuseppe De Mita e Roberto Mancini".
Una versione in parte contraddittoria con quella fornita da "big Luciano" in tv: quanti erano i soci mascherati dietro il 40% detenuto da Romafides? Uno solo o molteplici?
A questo proposito, bisogna svolgere alcuni chiarimenti sull’affare Gea. L’azionariato riferito dalla Geronzi ai magistrati è quello della General Athletic, una controllante della Gea World. I soci di quest’ultima erano fino al 29 aprile 2003: 45% Football Management (60% Alessandro Moggi, 40% Zavaglia), 45% General Athletic e 10% Riccardo Calleri.
Un particolare mistero era presente nell’azionariato della General Athletic fino all’autunno di poco più di tre anni fa. Secondo l’elenco soci storico depositato in Camera di Commercio, l’azionariato era proprio quello descritto dalla Geronzi, con la presenza dell’azionista di maggioranza Romafides.
Quest’ultima è una fiduciaria posseduta al 100% da Capitalia, il potente gruppo bancario di cui è presidente il padre di Chiara, Cesare Geronzi. Il suo compito, come quello di qualsiasi altra fiduciaria, è quello di tenere celato a terzi il reale (oppure i reali) possessori della quota allora detenuta nella General Athletic.
Chi poteva essere il personaggio (o i personaggi), il cui nome doveva restare un inconfessabile segreto? Una spiegazione a questo enigma avevano cercato di fornirla due senatori della Lega Nord, Piergiorgio Stiffoni e Francesco Tirelli, in un’interpellanza presentata il 13 novembre 2002 all’allora ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Giuliano Urbani e a quello dell’Economia, Giulio Tremonti.
In essa, i due esponenti del Carroccio avevano chiesto se i due componenti del governo Berlusconi non ritenessero "che una società come la Gea World abbia, volendo, la possibilità di interferire sulle partite del calcio professionistico".
Ma, soprattutto, si avanzava il dubbio che nella Gea World avesse «probabilmente avuto quale fondatore anche il figlio del presidente della Federcalcio»: ossia Luigi, rampollo dell’allora presidente della Figc, Franco Carraro. Questo sarebbe stato, stando alle ipotesi di Stiffoni e Tirelli, lo scomodo segreto celato da Romafides.
L’interpellanza suscitò forti malumori nella maggioranza di centrodestra e nel governo: non ebbe l’effetto sperato di sapere chi ci fosse dietro la fiduciaria.
Con tutta probabilità, sull’onda di questo "fastidioso" chiacchiericcio, il 29 aprile 2003 Romafides tolse il disturbo dall’azionariato della General Athletic: uscirono di scena anche Andrea Cragnotti e Francesca Tanzi.
Al posto dei fuoriusciti entrarono, ciascuno con una quota del 26%, Giuseppe De Mita, figlio di Ciriaco "notabile" della Margherita, e Oreste Luciani, uomo di fiducia della famiglia Tanzi. Prima azionista diventò Chiara Geronzi con il 46%, mentre Riccardo Calleri ne possedeva il 2%. Da notare che, De Mita era stato nominato direttore generale della Lazio il 1° settembre del 2003, trovandosi in un chiaro conflitto d’interessi.
Conoscere chi c’era dietro a Romafides non è il semplice soddisfacimento di una curiosità morbosa. Ciò scioglierebbe un pesante dubbio, rimasto finora tale....
A pagina 42 del bilancio chiuso al 30 giugno 2006, nel paragrafo dedicato alle operazione con società controllate e altre parti correlate, è stata inserita una nota riguardante la società presieduta da Alessandro Moggi: quest’ultimo ne è tuttora socio al 45% tramite la Football Management. Dopo la messa in liquidazione volontaria votata dall’assemblea del 18 luglio 2006, c’è stato un passaggio di quote Gea dalla General Athletic a Riccardo Calleri, diventato socio al 22,6%, e a Chiara Geronzi, che ne possiede il 32,4%.
Nel documento della società bianconera si evidenzia che la Gea «è stata parte correlata fino al 16 maggio 2006, data delle dimissioni dell’ex direttore generale Luciano Moggi». Tradotto dal freddo linguaggio di Borsa, l’espressione "parte correlata" significa che la società di procuratori calcistici aveva un rapporto professionale continuativo con la Juve.
La "confessione" dei bianconeri riguarda quindi il rapporto tra Luciano Moggi e l’azienda presieduta da suo figlio Alessandro, terminato, guarda caso, proprio con l’uscita di scena di Moggi senior: entrambi trattavano fra loro la compravendita dei calciatori.
Ciò è anche supportato dal dettaglio dei poteri di papà Luciano, specificati minuziosamente nel bilancio al 30 giugno 2005 della Juve.
Oltre ad essere direttore generale, egli era anche consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, così come lo erano l’amministratore delegato Antonio Giraudo e il vicepresidente Roberto Bettega: tutti e tre partecipavano anche alla stesura del bilancio e hanno partecipato a tutte le riunioni del consiglio d’amministrazione. Inoltre lo stesso Cda aveva dato a Luciano Moggi, con delibera in data 4 settembre 2001 e confermata il 28 ottobre 2003, «specifici poteri nell’ambito delle competenze sportive».
Alla Gea World sono stati versati 970 mila euro, per il solo esercizio 2005/06, «in occasione di operazioni riguardanti la gestione dei contratti di prestazione sportiva dei calciatori». Tuttavia la Juventus risulta debitrice verso la Gea per 550mila euro e nei confronti della controllante di quest’ultima, la Football Management, per 110 mila euro.
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