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Here you find the official, print version of Marotta's interview with Tuttosport from July, 1st 2011. (In Italian)
TORINO. Novanta minuti senza intervallo: Tutto¬sport da una parte, dall’altra Beppe Marotta (accom¬pagnato nella nostra redazione dal capo ufficio stampa della Juventus Luca Casassa). Una partita intensa e interessante, ma soprattutto giocata a tutto campo: dal mercato ai diritti tv e le questioni politiche pallonare che vedono l’amministratore delegato bianconero sempre molto attivo; dal progetto di Conte al problema delle cessioni, dall’aumento di capitale al piano industriale che dovrà amministrarne i fondi. E poi, soprattutto, il grande colpo, quello che lo stesso Marotta ha annunciato qualche mese fa e che ora sta inseguendo sul mercato. L’ad bianconero ci ha spiegato qual è la strategia e ha rassicurato i tifosi: il campione arriverà, magari non subito, perché non c’è fretta e, anzi, la Juventus ha una precisa strate¬gia per non farsi tirare il collo da chi vende e, in questo momento, vorrebbe approfittare della grande disponibilità economica bianconera. «Ma noi non vogliamo buttare via i soldi e quindi dobbiamo stare attenti », spiega Marotta che in questa lunga intervista illustra tutto quello che un appassionato deve sapere sulla lunga estate juventina.
Buongiorno Marotta, che bilancio trae dai suoi primi 13 mesi di Juventus?
«Ho capito quanto sia amata e quanto sia odiata questa società. Amata perché è un grande club, odiata perché è un club con una tradizione vincente e in Italia c’è da sempre la cultura dell’invidia: chi ha successo suscita invidia che a volte sfocia addirittura nell’odio ».
Sente il peso della responsabilità? I tifosi le chiedono di tornare a vincere e quindi un mercato al-l’altezza, soprattutto ora che ha a disposizione parecchi soldi.
«Le dinamiche di mercato della Juve e quelle di una provinciale non sono poi tanto diverse, diverse sono le aspettative. Tutti si aspettano che la Juventus salga sul podio del vincitore e questo è il peso maggiore. Quando ci penso mi viene quasi un timore reverenziale, ma ho anche la consapevolezza di potermi muovere con una società forte, e che ha messo a di¬sposizione della dirigenza i mezzi necessari»
Spieghi meglio la storia delle «dinamiche di mercato »: molti la criticano proprio perché dicono che lei agisce ancora come se fosse alla Samp...
«Voglio dire che la furbizia che devi avere per trattare un giocatore, è la stessa in Provincia e alla Juventus. Non c’è più la possibilità di trovare uno sprovveduto davanti a te. E non c’è più la squadra che può essere condizionata troppo dalla Juventus. Il calcio è sempre più business. Detto questo, quando rappresenti certi club come la Juventus in alcuni frangenti sei agevolato».
L’accusa più diffusa: Marotta ha portato alla Juve giocatori da provinciale.
«Probabilmente non è stato capito il piano strategico attuato con l’insediamento di Andrea Agnelli e del sottoscritto. Abbiamo sempre parlato di rinnovamento. Significa aver messo insieme un gruppo storico con giocatori nuovi, in un momento in cui la Juve era fuori dalla Champions League. Abbiamo agito per creare le basi: quantità lo scorso anno, qualità in questa sessione. Sapevamo, 12 mesi fa, di non avere preso star, ma neanche di aver fatto spese pazze. Il più pagato è stato Krasic: costo non eccessivo (15 mi¬lioni di euro, ndr) e già aumentato».
Lo scorso anno seguiste per tutta l’estate Dzeko e la trattativa ebbe un’appendice in gennaio. L’accordo con il giocatore venne presto raggiunto, ma non riusciste mai a trovarlo con il Wolfsburg. Puo spiegare ai tifosi perché devono essere fiduciosi su un epilogo diverso nel caso di Agüero, piuttosto che Tevez o Rossi?
«Il singolo componente è un valore aggiunto, ma non determinante per il risultato sportivo. Per esempio Pirlo non deve essere svalorizzato perché arrivato a parametro zero. Stiamo lavorando per alzare la qualità. E all’interno di questo lavoro c’è la ricerca di emozioni. Il calcio è anche è anche emozione, e noi vogliamo regalarle ai nostri tifosi».
Utile dissertazione, ma non ci ha risposto.
«Finirà diversamente da Dzeko perché quest’anno abbiamo una disponibilità economica diversa».
In ritiro con una rosa in evoluzione: pensa sia il caso di tornare al mercato che finiva con la par-tenza delle squadre per il precampionato?
«Io personalmente terrei il mercato sempre aperto. Sarebbe un modo per alleggerire le società da tensioni economiche».
Spieghi pure...
«Oggi, ad esempio, tutte le attenzioni tattiche sono rivolte su Marchisio. Magari fra qualche mese si scoprirà che incompatibili, in realtà, sono altri giocatori. Già, lo scorso anno dovevamo partire con Iaquinta e Amauri coppia titolare. Invece... Il mercato di gennaio è stato una salvezza: ci ha permesso di prestare Amauri al Parma, dove si è rivalutato».
Pensa di aver già vissuto il suo momento più brutto nella Juve?
«Ogni giorno di Juve è sempre bello e positivo. I momenti più cupi fanno parte del gioco. Sono consapevole dei rischi che comporta il mio lavoro. Qualche ri¬nuncia è naturale, la mia vita privata è condizionata »
Un anno di Juve: si sente più antipatico?
«Sì, adesso sono meno simpatico».
Il presidente più divertente?
«E’ difficile dirlo, l’assemblea di Lega è cambiata rispetto a 20 anni fa: c’è maggiore tensione».
Un pregio di Agnelli?
«E’ un dirigente che conosce le dinamiche sportive, abituato ad annusare lo spogliatoio».
Il gap dal Milan è colmabile col mercato?
«Loro hanno un impianto collaudato, ma noi dobbiamo essere competitivi per poter tornare a vincere».
Quando arriva il primo campione?
«I soldi vogliamo spenderli bene. Il tergiversare non è sinonimo di insicurezza, semmai è strategia. Bisogna inserirsi al momento giusto. Non c’è una scadenza. Abbiamo le idee chiare. Se ci “fregano” Agüero sarà solo in virtù di un’offerta economica fuori dalla nostra portata».
CLAUDIO MARCHISIO è una splendida mezz’ala per un centrocampo a tre. Ma nel 4- 2- 4 di Conte, vista la presenza di Pirlo, rischia di trovare poco spazio: vi siete posti il problema con il tecnico?
« Sì, con Conte ci siamo confrontati: il problema non sussiste. L’allenatore intende valorizzare al meglio Marchisio, che è un giocatore che apprezza. Poi, ovvio, le situazioni nel mondo del calcio cambiano in continuazione. Non vale soltanto per Marchisio, ma per tutti i giocatori della rosa. Per Claudio non parlerei di problemi, ma di logiche analisi » .
Capitolo portieri: chi parte? E chi resta?
« Saremmo contenti di poter proseguire con Buffon e Storari. Nel calcio di oggi, dove i portieri sono spesso a rischio espulsione e infortunio, siamo convinti che servano due uomini di grande livello e affidabilità. E’ chiaro che quest’anno, senza coppe, il discorso potrebbe essere un po’ diverso » .
Fra sei giorni scatta il ritiro. Al momento, a Bardonecchia, andreste con una rosa di 33 giocatori: come pensate di comportarvi per agevolare il lavoro di Conte?
« Qualcuno speriamo di sistemarlo prima della partenza, ma entro giovedì non sarà possibile riuscirci con tutti. I diretti interessati, ovvero quelli che con non rientrano nel progetto, andranno a Bardonecchia con la consapevolezza di potersene andare da un momento all’altro. E’ successo pure la scorsa estate con Del Neri. Se saranno numerosi, toccherà all’allenatore organizzare e dividere il lavoro nel modo più ottimale possibile » .
Le cessioni si stanno rivelando faticose, proprio come 12 mesi fa...
« La grande difficoltà sarà gestire il primo mese, dove bisogna far convivere il programma sportivo -che comincia il 7 luglio con il ritiro di Bardonecchia - con la finestra di mercato, che invece si concluderà a fine agosto. Conte allenerà anche giocatori che, con tutto il rispetto, non sono più con¬siderati parte del progetto. Non è una situazione idilliaca, ma sono messi così tutti i club » .
Tornando alle cessioni?
« Vendere è complicato, il mercato è ingessato. Taluni giocatori a cui vogliamo rinunciare hanno ingaggi elevati. Ripeto, è così per tutti. Abbiamo sotto gli occhi la miriade di compartecipazioni regalate la settimana scorsa: molte società pur di liberarsi di certi ingaggi hanno rinunciato ai car-tellini » .
Facciamo un passo indietro, all’ultimo campionato. Perché il Milan, lo scorso anno, ha vinto lo scudetto con tanti senatori in scadenza di contratto ( da Ambrosini, a Pirlo, a Seedorf, a Nesta...), mentre alla Juventus è andata come è andata?
« C’è stata differenza in termini di resa » .
Si è chiesto il perché?
« Posso dire che quando sono arrivato a Torino, ho trovato un ambiente ancora condizionato dai fatti del 2006 e da quello che è successo dopo. La resa di alcuni nostri elementi non è stata all’altezza del loro appeal. Iaquinta, ad esempio, è incappato in diversi infortuni, uno di seguito all’altro. Mentre Amauri ha reso meno di quello che ci aspettassimo. E’ un discorso che riguarda più elementi, non uno solo. Tornando alla domanda di partenza: il Milan aveva uno zoccolo duro che ha dato maggiori risultati. E quando le cose girano bene è più facile anche inserire e supportare un campione come Cassano, nei mesi precedenti in discussione per alcuni comportamenti col suo ex presidente. Noi di¬rigenti abbiamo a che fare con essere umani, non con oggetti. E ognuno di loro va analizzato, capito, seguito » .
Da Buffon e Chiellini si aspetta comportamenti da leader?
« Buffon e Chiellini sono già leader di questo gruppo. E quando dico che lo sono, è implicito il fatto che lo abbiano dimostrato con gli atteggiamenti » .
Qualche tifoso, la passata stagione, ha mal digerito certi sorrisi di Buffon e Chiellini dopo alcune sconfitte...
« Non si può assolutamente pensare a una mancanza di responsabilità. Parliamo di grandissimi professionisti » .
Però?
« L’animus pugnandi è un concetto che va rispolverato. Sì, bisogna ritrovare quell’arroganza sportiva tanto cara alla Juventus vincente del passato » .
I nuovi contratti, con bonus a rendimento, do¬vrebbero darvi una mano.
« Il costo del lavoro nel calcio è sproporzionato. Ecco perché uno dei nostri obiettivi è proprio quello di coinvolgere i giocatori nel rischio d’impresa: se vinci guadagni, se perdi no. Anzi, se non vinci mi restituisci pure parte dei soldi. Sì, più o meno il modello vincente che in passato utilizzava Boniperti »