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Del Piero ricomincia da tre
Una certezza, Capello, e due obiettivi: Champions e Mondiale. "Con il tecnico la conoscenza è migliorata. Partiti col piede giusto, ma non siamo spavaldi"
SALICE TERME (Pv), 18 luglio 2005 - La divisa da riposo rossa, per quanto sgargiante, gli dona. Anche se Alessandro Del Piero non è più il ragazzo impresso nell’immaginario degli italiani. Gli anni hanno lasciato il segno pure su di lui, specialmente l’ultimo. E gli donano. Maturo lo è sempre stato, adesso ha anche una saggezza di fondo. Te ne accorgi dalla convinzione con la quale regge lo sguardo mentre ti parla diCapello, uno dei tormenti dell’anno scorso. Sarà anche quella fede di oro bianco che da un mese gli brilla al dito, ma sembra un nuovo Del Piero quello che comincia la tredicesima stagione nella Juventus. "Però non mi sento invecchiato — dice togliendosi garbatamente il primo sassolino dalle ciabatte — Forse perché per qualcuno ero vecchio già due anni fa... Mai come quest’anno sono riuscito a staccare: le vacanze sono volate, ma me le sono godute fino all’ultimo con Sonia. Per festeggiare le nozze con gli amici ci sarà l’occasione".
Avete ripreso a lavorare da una settimana: che aria tira?
"Un’aria da campioni d’Italia e non. Mi spiego. Quando vinci serve sempre un po’ per smaltire la sbornia. Quest’anno invece c’è già una concentrazione agonistica, oltre alla convinzione nelle nostre forze che ci ha dato lo scudetto. Siamo partiti col piede giusto".
Ha influito su questo clima anche l’arrivo di Vieira?
"Certo. Vieira è stato per anni il cardine del centrocampo dell’Arsenal. E’ un centrocampista assolutamente completo: ha un’enorme prestanza fisica, tecnica, corsa, colpo di testa".
Lui ed Emerson sono davvero la miglior coppia di centrali del mondo, come dice Capello?
"Dipende da come si intende impostare il centrocampo. Ma sono certamente due giocatori al top della gamma: in quel ruolo ce ne sono solo due o tre al mondo come loro".
C’è molta convinzione, quasi spavalderia.
"Non siamo spavaldi, ma convinti certamente sì. E’ importante sapere quante armi hai, perché ti porta ad andare oltre i tuoi limiti".
La gente chiede la Champions League.
"E io, come ho già detto, ritengo che il primo obiettivo debba essere la coppa Italia: ci aiuterebbe a concentrarci su quella, perché avremmo la mente più libera in campionato e in Champions. Perché so che è questo l’obiettivo numero uno per la società, per la squadra e per la gente, per una questione di introiti, di fascino e di blasone".
E per lei?
"Io l’ho vinta una volta sola dieci anni fa. E sono arrivato quattro volte in finale: vorrei migliorare questa media".
Le avversarie?
"La geografia negli ultimi tempi è un po’ cambiata. Barcellona, Real Madrid e Chelsea hanno qualcosa in più. Ma le inglesi sono sempre pericolose: penso al Manchester, all’Arsenal e a quello che ha fatto il Liverpool l’anno scorso. Senza dimenticare le milanesi in Italia".
Davanti non siete mai stati tanti: come si immagina l’attacco della Juve?
"Non so — sorride — Non ho proprio idea. In effetti abbiamo grandi potenzialità sotto tutti i punti di vista".
Capello ha parlato della possibilità di giocare a tre, a patto che le punte rientrino.
"E ha detto bene. Sarebbe sbagliato se, aumentando il numero degli attaccanti, perdessimo il nostro equilibrio. E’ giusto che tutti tornino: dobbiamo essere sempre corti, insieme".
Lei se la sente?
"Se sono cose che posso fare, le faccio. Altrimenti lo dico prima. Le cose vanno fatte con convinzione".
E lei sarebbe convinto di giocare dietro alle punte?
"Per buona parte della scorsa stagione abbiamo giocato in tre davanti e io ero quello che tornava di più a prendere la palla. Più che dietro però stavo a sinistra".
Perché è così riottoso a fare il trequartista?
"Non sono riottoso, ma per come è strutturata la squadra non mi pare che ci sia questo ruolo. E comunque l’ho fatto, come a Monaco l’anno scorso quando dovevo 'marcare' Ballack. E pure con Lippi, con Ancelotti".
Con Trapattoni in Nazionale però si rifiutò.
"E’ vero e lo confermo anche ora: il ruolo in cui gioco meglio non è quello del rifinitore. Magari mi sbaglio, ma non mi ci vedo a fare quello tutto l’anno".
Con Capello è diverso?
"Ma guardate che io non ho mai visto Capello come un problema. La nostra conoscenza è migliorata giorno dopo giorno, anche durante la tournée in
Giappone abbiamo fatto dei passi avanti".
Eppure la scorsa per lei non è stata una stagione facile.
"Anche per altri motivi, come gli infortuni. Non ho fatto polemiche perché sono alla Juve da tanti anni, ne sono il capitano, e volevo dare un segnale, anche se dentro di me non accettavo certe decisioni. Ho lasciato volentieri all’allenatore gli oneri e gli onori di queste scelte. Ma non credo proprio che la prossima per me sarà una stagione come quella passata, che comunque ho concluso in modo eccezionale: alla fine sono stato il capocannoniere della Juventus".
Durante la prima parte ha pensato di andarsene?
"In quel momento ero impegnato solo a ridisegnare la mia stagione. La mia volontà era quella di riconfermarmi qui e ci sono riuscito. Per stavolta mi è andata bene, forse perché mi chiamo Del Piero e questo è stato l’anno delle V da ammainare: Vieri, Vieira. Quando si sta insieme per tanto tempo si crea un rapporto, quindi si trova sempre una via d’uscita. Loro l’hanno trovata, io no. Non l’ho neanche cercata. Ma anche se alla Juve ho vinto e segnato tanto riparto da zero, alla pari con gli altri. Mi sento sotto esame, sempre. Qui non ci sono anni di transizione e questo è importante per uno come me, a cui piace vincere. Con premesse del genere non pensi ad andar via".
Oltretutto quest’anno ha la possibilità di diventare il miglior marcatore bianconero di sempre.
"Già, mi manca poco al record di Boniperti: 182 lui e 174 io. E’ qualcosa a cui tengo molto".
Vieri ha fatto la sua scelta anche pensando al Mondiale. Lei come conta di riconquistare la Nazionale?
"Non la vedo difficile. In fondo dipende da me e da Lippi. Certo, in un anno può succedere di tutto, ma io sono ottimista. Basta aspettare senza pensarci troppo".
C’è un calciatore con cui le piacerebbe giocare?
"Diversi. Mi piacerebbe rigiocare con Zidane, per dirne uno. E in certi periodi avrei voluto farlo con Ronaldo. Ma anche con delle squadre particolari. Sarei stato curioso di vedermi nel Manchester, per esempio: sarebbe stato divertente".
Per finire, cosa pensa della vicenda dell’altra squadra cittadina, il Torino?
"A me piacerebbe che il verdetto del campo fosse sempre rispettato, perché il Toro ha faticato per venire in serie A. Ma il verdetto del campo deve essere conforme alle regole, altrimenti gli avversari sono svantaggiati. Il derby, però, un po’ mi manca".