To celebrate the record, I have an interview made to Boniperti:
-------------------------------
MILANO, 8 dicembre 2005 - E venne il giorno del 182. Di quel gol nella classifica dei cannonieri bianconeri che cambia una classifica immutata dal 1961. Giampiero Boniperti ora condivide il primato con Alessandro Del Piero, autore di una doppietta in Champions a Vienna, sullo stesso campo in cui il presidentissimo debuttò in Nazionale. E non fu un esordio felice (9 novembre ’47: Austria-Italia 5-1). Ma questa è un’altra storia. La storia di oggi è quella di Alessandro, un ragazzino portato a Torino proprio da Boniperti. Era l’estate del ’93.
- Ricorda presidente?
“Altro che. Me ne aveva parlato benissimo Piero Aggradi, direttore sportivo del Padova che era stato mio compagno alla Juve nella seconda metà degli anni Cinquanta. Sono andato a vedere qualche partita, anche perché mi interessava pure Di Livio. Poi l’ho fatto seguire da altri osservatori, compreso Causio. Del Piero era da Juve, sicuro. Ma ho dovuto fare in fretta perché Marino Puggina, presidente dei veneti dal cuore rossonero, l’avrebbe ceduto volentieri al Milan. Colpo riuscito, in 24 ore. Poi ci siamo visti in sede, nel mio ufficio di piazza Crimea. Il ragazzo si presentò per firmare il contratto accompagnato da Gastone Rizzato, il procuratore, che conoscevo perché era stato giocatore del Vicenza. Ho chiacchierato un po’ con Rizzato, poi ho portato Alessandro a guardare le coppe: "Hai visto quante sono? Be’, cerca di vincerne tante anche tu. Per fare ancora più grande la Juve. E del contratto non preoccuparti, firma e sarai contento. La cifra la mettiamo noi, tranquillo"“.
Quel che si dice un incontro alla pari. Boniperti ride, ma non ha pentimenti. “Era un ragazzino, è andata bene così”.
- Dodici anni dopo quel ragazzino l’ha spodestata. Da uno a dieci quanto le spiace?
“Ma quale dispiacere. Io a del Piero voglio bene e sono quello che l’ha portato alla Juve, ma le situazioni non sono paragonabili. Io ho segnato 182 gol di cui 178 in campionato, perché negli anni in cui giocavo centravanti le coppe non erano ancora nate. Oggi in una stagione un giocatore ne fa due di campionati: la serie A e le coppe. Non solo: ai miei tempi le deviazioni erano catalogate come autoreti, adesso non esistono più perché il gol va comunque a chi ha tirato... E poi la mia carriera ha cambiato direzione nel ’57 con l’arrivo di Charles e Sivori: da attaccante mi sono convertito in mezzala, i gol li lasciavo fare a loro. Ma le mie soddisfazioni me le ero già prese. Il giorno del provino ne ho segnati sette e i primi 100 li ho realizzati in 161 partite. A vent’anni ho vinto la classifica dei cannonieri precedendo Mazzola, 27 io e 25 lui. Dico Valentino Mazzola, il più grande di tutti. Cosa avrei potuto chiedere di più io, che da bambino sognavo di vestire almeno una volta la maglia della Juventus? Ho avuto tanto dal calcio, mi sono divertito, come potrei lamentarmi? E poi ’sto record dei gol è fermo dal ’61, dopo più di quarant’anni è ora di cambiare. Che sia Del Piero tanto meglio. Sa qual è la verità? Che questo testa a testa mi ha dato una popolarità tra i giovani che prima non avevo. Mi conoscevano come presidente della Juventus, non come giocatore, tanto meno come goleador. A 77 anni mi ritrovo di nuovo in prima linea, incredibile”.
- Piacevole?
“Piacevole, sì”.
- Di quei suoi 182 gol ce n’è uno che vale più degli altri?
“I due di Wembley, ma non fanno parte di questa classifica. Inghilterra-Resto d’Europa 4-4: una doppietta indimenticabile nel tempio del calcio, davanti ai maestri inglesi che si sono trovati sotto 3-1 e che non avrebbero mai acciuffato il pareggio finale se a tempo quasi scaduto l’arbitro gallese Griffith non gli avesse regalato un rigore. Era il 21 ottobre ’53: per me, unico italiano nella formazione del Resto d’Europa, il giorno più emozionante della carriera. Giocavo ala, sulla destra: ho segnato entrambi i gol di esterno destro, il primo su un passaggio in profondità di Vucas, il secondo su cross rasoterra dalla linea di fondo di Zebec”.
- Ma questa doppietta non vale, non è targata Juve. Qual è il meglio tra i 182 in bianconero?
“I 13 che ho segnato nel derby. I gol al Torino hanno sempre qualcosa in più. Ricordo soprattutto una doppietta al Filadelfia, il rigore in particolare (18 ottobre 1953: Torino-Juventus 2-4). Segnare su rigore al Filadelfia non era da tutti: il pubblico era vicinissimo alla porta, aggrappato alle reti a non più di 10-15 metri urlava di tutto. Una bolgia infernale, roba da pelle d’oca. Però che soddisfazione vedere la palla in porta. Ho calciato di forza sotto la traversa: il portiere Romano, bravissimo ragazzo, non ha potuto farci niente. Quando siamo rientrati nello spogliatoio, Parola mi ha detto: "Io ne ho visti di incoscienti, ma come te mai". L’ho preso come un grande complimento”.
- Scusi Presidente, la memoria funziona a meraviglia anche nel ricordare un gol di Del Piero?
Funziona. Boniperti non ha bisogno di pensarci su. “Metto in testa quello che ha segnato, giovanissimo, alla Fiorentina. Perdevamo 2-0, vincemmo 3-2 e l’ultima rete fu la sua (4 dicembre ’94). Bellissima. Su un allungo in profondità di non so più chi (Orlando, ndr) è scattato verso la palla e senza farle toccare terra l’ha messa dentro di esterno destro. Io non ero già più alla Juventus, ma quell’azione di Alessandro mi è rimasta in testa. Tanto giovane e già tanto bravo”.
- La qualità più grande di Del Piero.
“Ne dico due: è un giocatore di classe e un ragazzo d’oro”.
- Bravo anche nell’accettare il ruolo di ricambio di lusso. Mezz’ora di partita spesso timbrata dal gol. Non è da tutti, no?
“Non è da tutti ed è un peccato. Sarebbe stato l’ideale per me, un divertimento. Avrei giocato fino a 36 anni anch’io. A Del Piero lo dico con grande affetto: "Goditi questa mezz’ora e ringrazia il cielo che ti diverti. Entri, segni, puoi dare il meglio senza sfiancarti in una partita intera". Alessandro deve essere contento e gli altri giocatori anche: una squadra come la Juventus che, tra campionato e Champions League, gioca una doppia stagione deve farli ruotare tutti gli uomini della rosa. Sono 25-26 e sono bravi. Il turnover è una gran bella cosa, peccato non ci fosse ai miei tempi”.
- Bravo Capello dunque nella gestione dei giocatori?
“Bravo sì, e non lo scopriamo oggi. Ha giocatori eccellenti lì davanti e fa bene a ruotarli. Ibrahimovic, Trezeguet, Del Piero, Mutu, lo stesso Zalayeta: dove peschi, peschi bene”.
Enrica Speroni
It's in Italian, but I hope someone will translate it :wink: