Ale Del Piero - «La mia passione infinita» (2 Viewers)

isha00

Senior Member
Jun 24, 2003
5,115
#1
Lunga e bellissima intervista ad Ale

***

«La mia passione infinita»

«Il fisico risponde e in campo rendo: perché pensare al ritiro a fine contratto? La cultura del lavoro è nel mio dna veneto, poi la Juve mi ha insegnato molto. Un figlio non ti cambia la vita, ti fa cambiare rispetto alla vita. Sonia e Tobias sono stati meravigliosi: lei mi ha permesso di segnare al Genoa prima di partorire, lui ora mi fa dormire»

TORINO. Dice Alex: « Un figlio non ti cambia la vita, sei tu che cambi rispetto alla vita dopo la nascita di un figlio » . E allora li cerchi, questi cambiamenti, negli sguardi, nelle parole perfino nel tono con cui vengono pronunciate. Alessandro Del Piero, però, pare sempre lo stesso, anche se è facile immaginarselo con Tobias in braccio. Alex è sempre lui: garbato, umile e soprattutto sincero. Quando non può esserlo, semmai, evita di rispondere. Quando risponde, pensa sempre un secondo prima di parlare. Generalmente è un secondo ben speso, perché dribbla con cura i luoghi comuni, le frasi fatte e gli slogan a cui si aggrappano molti altri colleghi. E, se si rispetta il suo leggendario riserbo riguardo la sua vita privata, si può anche andare alla scoperta dell’uomo dietro al calciatore, già di per sé atipico rispetto alla categoria.

Del Piero, ha appena firmato un contratto che la porterà a giocare fino a 35 anni. E nella sua testa potrebbe anche non essere l’ultimo. Cosa la spinge?

« Le risposte che ho dal mio fisico, il rendimento che riscontro sul campo e, soprattutto, la passione. Su di me, dall’infortunio del ’ 98 in avanti, si sono dette sempre tante, troppe cose. Forse anche perché dal punto di vista mediatico “ faccio vendere” e quindi l’attenzione sulle mie vicende è sempre spasmodica. Così, dal ’ 98 in poi, se inciampo, dicono: non sta più in piedi, è finito » .

E invece?
« Invece, osservando attentamente la realtà, si può evincere che: non ho infortuni seri da una vita, segno con regolarità ( anzi dal famigerato novembre 1998 segno pure di più), faccio più assist ( ho finito un campionato come migliore assistman) e non mi sono mai sentito così bene come in questo periodo. Il fisico risponde benissimo a tutte le sollecitazioni » .

Eppure le critiche...
« Danno fastidio, ma è molto più importante la consapevolezza che ho dei fattori che ho appena elencato. Intendiamoci, quando gioco una brutta partita sono il primo a saperlo e lo ammetto immediatamente a me stesso. Ma quando arrivano certe critiche mi dico: non lasciarti appannare. E vado avanti per la mia strada » .

Avanti fino a quando?
« Può darsi che questo non sia il mio ultimo contratto. Almeno in questo momento non posso dirlo. Vedremo... L’idea è quella di continuare, ma ora come ora sarebbe inutile fare previsioni. Certo, dovrò rispettare le leggi della fisica, però il calcio moderno offre moltissimi mezzi per continuare a essere efficienti a lungo » .

Lei, per esempio, sfrutta molto la personalizzazione dell’allenamento.

« Quella è la strada che, per altro, sto percorrendo da tre anni e mezzo, non dall’altro ieri. Ma è tutto un insieme di cose » .

Proviamo a elencarle...
« L’essere un professionista, a mio modo di vedere, non è solamente curare gli allenamenti sul campo, ma anche l’alimentazione e lo stile di vita. Così come curare altri dettagli ( che dettagli non sono) come lo sfruttare la tecnologia: l’informatica ti permette di monitorare il tuo fisico nel dettaglio, così come studiare l’avversario o analizzare le partite. Oppure anche parlare con uno psicologo, capirsi meglio. Poi, ovviamente, c’è il lavoro in senso stretto: le ore passate a provare le punizioni o a calciare in porta. Se devo riassumere tutto in un concetto, potrei dire che essere professionista vuole dire sentirsi continuamente spinto a migliorare. Ecco, è questo che mi guida, è lo stimolo che non mi ha mai abbandonato negli ultimi anni » .

Quindi essere “Del Piero” è una faticaccia...
« No, perché come ho detto prima, il motore di tutto ciò è la passione che brucia dentro e alimenta tutto. Non c’è fatica quando si fa quello che si ama o, meglio, fatica c’è ma si sopporta » .

E’ uno dei pochi fra i suoi colleghi a essere così maniacalmente preciso?
« Beh, non è vero. Penso a Maldini, Costacurta finché ha giocato... Sono molti a essere professionali » .

Però è difficile immaginarsi un Ibrahimovic così attento e puntiglioso...

« Ma lui è giovane, non ne ha bisogno! ( ride) Alla sua età ci sono altri stimoli, altri punti di vista. Imparerà con l’esperienza. E’ l’esperienza che ti fa capire dove e come potresti fare meglio. Anche se devo ammettere che la cultura del lavoro mi è stata inculcata da giovanissimo: ho imparato subito, io. Sono arrivato alla Juventus a vent’anni e ho trovato Ventrone: mica male per incominciare... E poi ci ho messo del mio, del mio essere veneto: la cultura del lavoro è insita nella mia terra, poche ciacole e testa bassa, come dire, questione di dna » . ( ride)

Quindi, nel calcio attuale il talento non basta più?

« Il talento è indispensabile. Ma, è vero, può essere il punto di partenza. Se uno si siede sul proprio talento rischia di non affermarsi. Il calcio moderno ti consente di coltivarlo in modo intenso con la tecnologia, ma anche con tutta una serie di conoscenze sul fisico e la sua preparazione che solo vent’anni fa potevano essere fantascienza. Quindi non ci si può limitare a quello che viene donato dalla natura » .

Cosa cambierà nella sua vita, professionale e non, con la nascita di suo figlio?

« Per il momento niente... Non penso che l’effetto sia immediato, mi sento ovviamente elettrizzato, ma la consapevolezza nascerà piano piano, con il tempo. Adesso poi il ruolo del padre è molto relativo. C’è l’amore, la gioia infinita, ma la mamma ha sicuramente di più. Penso che fra otto/ nove mesi quando Tobias inizierà a interagire sarà possibile sentirmi ancora più coinvolto » .

Parliamo di cose pratiche: dorme?
( incrociando le dita) « Sì, per ora è bravissimo! E poi in questi casi c’è sempre la mamma, no? » ( ride)

Com’è andata quella sera che lei si ricorderà per l’intera vita?
« Quando sono andato allo stadio per giocare JuventusGenoa sapevo che stava per nascere. Sapevo che mia moglie stava per entrare in clinica.
Ma sapevo anche che le analisi erano a posto e il ricovero era normale, senza alcun allarme » .

Insomma, era tranquillo...
« Beh, non esageriamo. Tranquillo non lo si può essere in questi casi, mi sentivo smosso dentro, sentivo che stava per succedere qualcosa di grande, ma certamente non ero ansioso. In questo senso, Sonia è stata meravigliosa: non mi ha trasmesso neppure un briciolo di tensione. Mi ha detto: vai a giocare la partita e poi vieni qui » .

E così è andata. Anzi, nel frattempo, ha pure segnato il gol della vittoria...

« Sì, esatto. Ho fatto io il gol, mi sono fatto la doccia, sono scappato in clinica e sono riuscito a stare con mia moglie per un po’ e poi è nato Tobias. Tutto in tempi perfetti: Sonia è stata meravigliosa anche in questo » .

E lei, in quel momento, come si è sentito?
« Come se avessi realizzato la cosa più bella della mia vita. Non c’è gol, non c’è vittoria, non c’è successo che si possa vagamente paragonare » .

Com’è stato sentire l’affetto della gente, che inevitabilmente partecipa alle vostre vicende?
« E’ bello sentirlo. E me ne rendo conto sul sito Internet dove, soprattutto in questi ultimi giorni, ci hanno massacrato.

In senso buono, s’intende » .

Lo sa, Del Piero, che certi tifosi scambierebbero volentieri la vittoria finale dello scudetto con una vittoria sui nerazzurri domenica sera?
(ride) «Lo so, lo so...»

E lei farebbe lo scambio?
«Non sono mica così folle da rispondere a questa domanda!» (ride)

Quindi d’istinto lo farebbe anche lei?

«Cosa credete, non ho mica solo una testa io, ho anche una pancia. E la pancia dice tante cose su questa partita... Ma io non mi accontento, quindi voglio tutt’e due: scudetto e vittoria sull’Inter».

Questa partita riassume in sé tutte le sofferenze patite dal popolo bianconero e dalla squadra stessa negli ultimi due anni?

«Questa partita riassume molto di più, non ci sono solo calciopoli, gli scudetti, i giocatori passati dall’altra parte, la retrocessione. Juventus-Inter è il riassunto di dieci anni di calcio italiano: è tutto partito nel 1998, con il famoso caso Iuliano- Ronaldo. Da quel giorno è sempre stata particolare. La partita di domenica vale tanto, vale più di tutto. Ha un sapore diverso. E’ come un derby. Anzi, con tutto il rispetto per il Torino, questa volta è più di un derby».

L’attesa è spasmodica anche nella squadra, quindi?

«Sarebbe stupido negarlo. L’aspettiamo tutti in modo maniacale ».

Anche i nuovi?
« Anche loro, certamente. Respirano la nostra stessa aria, sentono cosa sta succedendo. E poi vanno al ristorante, parlano con i tifosi fin da Pinzolo. Non penso che ci sia qualcuno nella rosa che non abbia chiaro quanto vale questa partita».

Questa attesa può tradirvi in qualche modo?

«Può tradirci se non troviamo l’equilibrio fra questa sensazione che ci porterà a dare qualcosa in più in termini di cattiveria agonistica e la tranquillità con cui bisogna affrontare questo tipo di gare. Dobbiamo trasformare questa tensione in stimoli positivi, altrimenti sei fai vincere il nervosismo diventa tutto più complicato e puoi sbagliare anche le cose facili».

In compenso per i più l’Inter parte favorita...

«Per la rosa, amplissima, e per il fatto che giocano da più tempo di noi insieme e per il fatto di avere una società solida e collaudata, sì per questi fattori l’Inter può ritenersi favorita, visto che noi abbiamo dovuto cambiare quasi completamente la squadra e rinnovare la società. Forse questo può darci una qualche libertà mentale».

Loro hanno molti vantaggi oggettivi, mentre per la Juve si parla della forza dello spirito. D’accordo?

« In effetti, una certa chimica che aggrega meglio le intenzioni in una sola partita potrebbe essere determinante».

Per cosa firma?
« Non firmo. Mai. Mica mi accontento: amo rischiare, vado dentro dritto di testa e vediamo cosa succede».

Per una cosa invece si potrebbe firmare: che fuori dal campo sia tutto tranquillo.

«Sì, il senso civico prima di tutto. Noi cercheremo di canalizzare la nostra foga contro l’Inter, ma sportivamente. I tifosi, invece, dovrebbero ignorare i nerazzurri, pensare solamente a noi. Mi piacerebbe vivere lo spirito di certi stadi inglesi o scozzesi, con i supporter che incitano la squadra a prescindere, a occhi chiusi, qualsiasi cosa succeda. Vorrei che ci spingessero dal primo all’ultimo minuto, indipendentemente dal risultato. E vorrei che si dimostrassero ancora una volta unici».

Ha mai sentito Ibra dopo il “fattaccio”? E cosa gli dirà prima di scendere in campo?

«Mai più sentito, ma lo saluterò e gli dirò in bocca al lupo. Magari chiacchieriamo dopo, mi piacerebbe dovergli tirare su il morale».


Tuttosport 02/11/2007.
 

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lmno269

New Member
Jul 20, 2009
1
#3
gayo scirea curva rinoscerondo gaspucio, quando espicolo spaghetti monstro!

DE CASSANO ONYEWU ESTUPIDO!

castelan par por pur!

iniesta par LA GRANDE CAPUTINO DUL PIETRO!
 

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