Interview -
Inler, le pressioni di mercato sono forti e aumentano di giorno in giorno: come le sta vivendo?
"Sono un tipo tosto, mi considero un combattente. Sul campo, soprattutto, ma anche nella vita. Perciò non mi scompongo e tento di mantenere alta la concentrazione. Sono un professionista: ora che il campionato è finito c’è questa partita cruciale a Londra con la Nazionale. Andiamo lassù per vincere altrimenti, vista la classifica, rischiamo di restare fuori dagli Europei 2012. Loro non avranno Gerrard, infortunato, né Rooney, squalificato. Se non sfruttiamo questo doppio, grande vantaggio...".
Torniamo al mercato: la Juventus sembra aver superato il Napoli nella corsa al suo ingaggio...
"Di questo si occupa il mio procuratore Dino Lamberti e soprattutto il patron Giampaolo Pozzo. Come ho detto, devo cercare di non farmi distrarre dalle sirene di mercato".
Ma il canto della Juve è speciale e comunque ammaliante...
"La Juventus resta e sarà sempre uno dei più grandi club del mondo. Quest’anno è andata male dopo che era successa più o meno la stessa cosa la scorsa stagione. Un evento più unico che raro. Credo si possa tranquillamente affermare che la prossima annata sarà completamente diversa. Il proverbio del “non c’è il due senza il tre” non vale alla Juve... ".
Insomma, è pronto per trasferirsi a Torino?
"Dopo quattro anni a Udine non ho alcun tipo di problema di adattamento o ambientamento al calcio italiano. Certo che sono pronto. E la fascia di capitano della Svizzera, oltre che inorgoglirmi, mi ha ulteriormente responsabilizzato. Io sono un tipo che dà molto, diciamo pure tutto, sul campo. Ma in cambio chiedo di sentire piena fiducia nei miei confronti. Se c’è la volontà di avermi, io corro appena arriva la chiamata giusta... ".
Il suo connazionale Reto Ziegler l’ha già preceduta nella nuova Juve: che cosa le ha detto dell’impatto con il club bianconero?
"Evidente che abbiamo parlato, si dicono tante cose nelle lunghe giornate di ritiro... Reto è entusiasta della nuova avventura in bianconero".
A chi si sente di dover dire grazie per essere diventato un eccellente professionista?
"Innanzitutto a papà Ahmet e pure a mamma Zekiye, che mi hanno sempre spronato. Lucien Favre allo Zurigo mi ha aiutato tanto a crescere ma non sarebbe giusto trascurare altri due grandi ex della Nazionale svizzera che ho avuto come tecnici quali Heinz Hermann e Andy Egli".
Qui in Svizzera dicono che, nonostante la notorietà, lei non si sia montato la testa.
"Sono un tipo tranquillo, vengo da una famiglia modesta, lavoratori. Mio fratello Volkan fa lo spazzino a Olten, il paese dove siamo nati, a una mezz’ora da Zurigo. Non amo le luci della ribalta. Vivo fuori Udine con la mia compagna Raquel e i nostri due yorkshire. Macchinone, discoteche, alcol e sigarette non fanno per me".